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Sclerosi laterale amiotrofica: i capelli rivelano segnali per una diagnosi anticipata

 
Sclerosi laterale amiotrofica: i capelli rivelano segnali per una diagnosi anticipata
Redazione

Una nuova ricerca ha mostrato che una ciocca di capelli potrebbe aiutare a diagnosticare in anticipo la sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta come SLA, una malattia neurodegenerativa grave, che colpisce i neuroni motori e porta alla paralisi progressiva. Il test potrebbe offrire una diagnosi molto prima rispetto ai metodi attuali.

Sclerosi laterale amiotrofica: i capelli rivelano segnali per una diagnosi anticipata

Lo studio arriva dall’Icahn School of Medicine al Mount Sinai, negli Stati Uniti. I ricercatori hanno analizzato i capelli di 391 persone, di cui 295 erano pazienti con SLA e 96 erano sani. Hanno usato una tecnica chiamata laser ablation inductively coupled plasma mass spectrometry. Questa tecnologia vaporizza piccole sezioni di un capello e permette di misurare la presenza e l’andamento nel tempo di 17 elementi chimici, come rame, zinco, magnesio e piombo.

I dati raccolti sono stati poi elaborati usando metodi matematici avanzati, come l’entropy transfer analysis (analisi del trasferimento di entropia) e la cross-recurrence quantification analysis (analisi di ricorrenza incrociata). Questi strumenti permettono di vedere se esistono schemi regolari o anomalie nei livelli degli elementi nel tempo, che potrebbero indicare la presenza di una malattia. I capelli delle persone con SLA mostravano uno squilibrio in particolare nel rame: la variazione del livello di questo elemento nel tempo risultava meno sincronizzata rispetto a chi non ha la malattia. Inoltre, sono emerse differenze tra uomini e donne. Negli uomini con SLA si osservavano cambiamenti insoliti nel rapporto tra rame e zinco, mentre nelle donne i segnali più evidenti riguardavano il cromo e il nichel.

Questa scoperta è importante per almeno tre motivi. Primo: la diagnosi della SLA oggi richiede in media dai 10 ai 16 mesi dopo la comparsa dei primi sintomi. Con il nuovo test si potrebbe arrivare alla diagnosi molto prima. Secondo: si tratta di un metodo non invasivo, non comporta dolore né rischi e potrebbe essere facilmente usato su larga scala. Terzo: il test potrebbe diventare accessibile e poco costoso, cosa che lo renderebbe adatto anche a contesti con meno risorse sanitarie.

Nonostante le potenzialità, questo test non è ancora pronto per essere usato nei reparti o negli ambulatori. I risultati rappresentano una "prova di principio", cioè una dimostrazione iniziale che l’idea funziona. Sarà ora necessario condurre studi più ampi e replicabili, coinvolgendo anche persone con altre malattie neurologiche per capire se il test è davvero specifico per la SLA.