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Un test per misurare il rischio di malattie cardiache

 
Un test per misurare il rischio di malattie cardiache

L’importanza delle 3 principali famiglie di lipoproteine

Una combinazione di due marcatori lipoproteici, misurati con un semplice esame del sangue, può fornire informazioni più accurate sul rischio individuale di malattie cardiache rispetto all’attuale test del colesterolo, salvando potenzialmente numerose vite umane. È il risultato di uno studio condotto dalla Chalmers University of Technology in Svezia e dall’Università di Harvard negli Stati Uniti, descritto sull’European Heart Journal.

Precedentemente allo studio, non era chiaro se due pazienti con lo stesso livello totale di ‘colesterolo cattivo’, ma che differiscono nelle caratteristiche del loro ‘portatore’ (tipo di lipoproteina, dimensioni, contenuto lipidico), avessero lo stesso rischio di malattie cardiache. L’obiettivo dello studio era quello di determinare l’importanza di questi parametri. I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di oltre 200.000 persone della UK Biobank che non avevano una storia di malattie cardiache, per misurare il numero e le dimensioni delle diverse lipoproteine che trasportano il colesterolo nel sangue. Si sono concentrati specificamente sulle lipoproteine che trasportano una proteina chiamata apoB, presente in tutti i portatori del “colesterolo cattivo”.

I risultati chiave dello studio

Seguendo i partecipanti per un massimo di 15 anni, hanno esaminato quali modelli di tipi e dimensioni di lipoproteine fossero più fortemente correlati a futuri infarti. I risultati chiave sono stati convalidati in un separato studio di coorte svedese chiamato “Simpler”. Questa combinazione di profilazione ematica avanzata, dati prospettici su larga scala e replicazione indipendente ha permesso la valutazione più completa di come le lipoproteine del “colesterolo cattivo” contribuiscano allo sviluppo di malattie cardiache. Si è quindi scoperto che l’apoB è il miglior marcatore per i test di rischio di malattie cardiache, poiché indica il numero totale di particelle di ‘colesterolo cattivo’, la sua misurazione offre un test più accurato rispetto alle misurazioni standard del colesterolo.

Lo studio ha anche dimostrato che un’altra lipoproteina, la lipoproteina(a), è un tassello importante del puzzle e dovrebbe essere anch’essa analizzata. I suoi livelli sono geneticamente ereditari nella maggior parte degli individui e rappresentano in media meno dell’1% di tutte le lipoproteine del “colesterolo cattivo” nella popolazione generale. Tuttavia, in alcuni individui questi valori sono estremamente elevati, aumentando significativamente il rischio di malattie cardiache. 

Redazione