Negli Stati Uniti aumentano i casi di morbillo e calano le vaccinazioni. Gli esperti lanciano l’allarme: «Con un calo del 50%, possibili milioni di contagi e migliaia di decessi». Preoccupazioni anche per neonati, immunodepressi e donne in gravidanza.
L'America fa i conti con un inquietante calo delle vaccinazioni infantili, proprio mentre nel Paese si assiste a un preoccupante ritorno di malattie infettive ritenute debellate. Tra queste, spicca il morbillo, che nel 2025 ha raggiunto il numero più alto di casi da quando, nel 2000, la malattia era stata dichiarata eradicata.
Un fenomeno che desta particolare allarme anche per la coincidenza temporale con l’ingresso di Robert Kennedy Jr. al Ministero della Salute, noto per le sue posizioni scettiche nei confronti dei vaccini. Pur senza poter stabilire un nesso causale diretto, la situazione solleva forti interrogativi sulla tenuta del sistema di prevenzione sanitaria.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), si registra un calo della copertura vaccinale contro morbillo, parotite, rosolia, varicella, poliomielite e pertosse in oltre 30 Stati americani. In Texas, 753 casi di morbillo sono stati confermati dall’inizio dell’anno: 98 persone sono state ricoverate e due bambini sono deceduti. L’epidemia si sarebbe originata in comunità con bassi tassi di vaccinazione.
Uno studio pubblicato su JAMA ha previsto che un calo del 10% della copertura vaccinale MPR (morbillo, parotite, rosolia) potrebbe generare oltre 11 milioni di casi di morbillo nei prossimi 25 anni. Una riduzione del 50% nelle vaccinazioni infantili di routine potrebbe invece provocare 51 milioni di casi di morbillo, 9,9 milioni di casi di rosolia e 4,3 milioni di casi di poliomielite.
Secondo le stime:
- 10,3 milioni di persone potrebbero essere ricoverate in ospedale,
- 159.200 potrebbero morire,
- 5.400 potrebbero subire paralisi per la poliomielite,
- 51.200 persone potrebbero riportare danni neurologici causati dal morbillo.
Gli esperti sottolineano che nessun vaccino offre una protezione assoluta. Ad esempio, due dosi del vaccino MPR offrono il 97% di protezione contro il morbillo. Se però il virus circola ampiamente nella comunità, il rischio di esposizione e infezione aumenta, anche per i soggetti vaccinati.
Inoltre, l’efficacia del vaccino può diminuire nel tempo. È il caso della pertosse, per cui l’immunità tende a calare alcuni anni dopo la somministrazione. Le persone vaccinate decenni fa, oggi potrebbero essere di nuovo vulnerabili.
Vi sono poi categorie di soggetti particolarmente a rischio:
- Chi ha un sistema immunitario compromesso (pazienti oncologici, trapiantati, persone sotto trattamento immunosoppressivo) potrebbe non essere idoneo a ricevere alcuni vaccini, come l’MPR o quello contro la varicella.
- Le donne in gravidanza, ad esempio, non possono ricevere vaccini con virus vivo attenuato, come MPR e varicella. Eppure, la rosolia in gravidanza può causare aborto, morte fetale o gravi malformazioni (sindrome da rosolia congenita): difetti cardiaci, danni cerebrali, sordità, malformazioni oculari, epatiche e polmonari.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, prima dell’introduzione del vaccino fino a 4 bambini su 1.000 nascevano con la sindrome da rosolia congenita. Oggi è prevenibile solo grazie all’immunizzazione di massa.
La minore copertura vaccinale espone a gravi rischi anche:
- i neonati, troppo piccoli per essere vaccinati ma altamente vulnerabili;
- gli immunodepressi, per cui anche un’infezione lieve può diventare pericolosa;
- gli anziani, per i quali l’immunità può essersi ridotta nel tempo e che spesso convivono con patologie croniche.
Il calo delle vaccinazioni infantili negli Stati Uniti è, quindi, una minaccia concreta alla salute pubblica, non solo per i bambini ma per l’intera collettività. In un contesto in cui malattie scomparse riappaiono e i programmi vaccinali subiscono rallentamenti, il rischio epidemico diventa un’emergenza da prevenire con politiche sanitarie efficaci, comunicazione scientifica chiara e responsabilità collettiva.
Redazione