Potrebbe aprire scenari inimmaginabili sul fronte della tutela dei dati personali dei più giovani che usano i videogiochi, servendosi di dispositivi mobili, oltre a risvolti economici potenzialmente enormi l'iniziativa di una donna canadese, residente a Quebec City, la capitale dell'omonima Provincia canadese, che, mettendosi alla testa di altri genitori, vuole citare in giudizio gli sviluppatori di videogiochi per dispositivi mobili che avrebbero raccolto e utilizzato le informazioni personali dei bambini a proprio vantaggio senza alcun permesso.
Madre canadese cita i giganti del videogioco: "Rubano i dati personali dei nostri figli"
Una azione legale collettiva è stata depositata il 10 ottobre al tribunale di Quebec City per ottenere che siano risarciti tutti i bambini di età inferiore ai 14 anni che hanno scaricato un'app di gioco mobile dal 2015.
Il procedimento, condotto da uno studio legale di Montreal, non specifica l'importo richiesto, lasciando al Tribunale il compito di valutarlo al momento opportuno. Ma, secondo François Pariseau dello studio legale di Montreal che sta assistendo i presentatori della class action, l'importo potrebbe essere molto ingente.
La causa prende di mira 44 sviluppatori di giochi per dispositivi mobili, tra cui giganti come Activision, Electronic Arts (EA), Nintendo, Microsoft, Sega, SuperCell, Ubisoft e Roblox.
Pur non volendo fornire importi specifici sulle somme in gioco, l'avvocato Pariseau concorda sul fatto che, in teoria, questa azione collettiva potrebbe portare a danni di centinaia di milioni.
Su cosa si impernia la causa?
Il documento depositato in tribunale accusa le società di avere raccolto informazioni personali sui bambini facendo false dichiarazioni per evitare i loro obblighi in merito al consenso della potestà genitoriale.
I dati sarebbero poi stati condivisi con una rete complessa e interconnessa di terze parti, come affiliati, fornitori di servizi, partner di marketing e consulenti.
Sarebbe in gioco il futuro digitale dei giovani giocatori, secondo gli avvocati che patrocinano l'azione legale, secondo la quale sembra che sia stato creato un vero e proprio e imponente salvataggio delle informazioni personali dei bambini, in piena violazione delle leggi vigenti.
Ad esempio, dicono i querelanti, gli sviluppatori di giochi per dispositivi mobili mettevano le mani su informazioni come nome, sesso, indirizzo, codice postale, e-mail, posizione geografica, termini di ricerca e informazioni mediche dei giovani utenti.
Come si legge nella denuncia, ''parlare qui di consenso libero e informato è davvero assurdo. La situazione attuale è più simile alla monetizzazione e allo sfruttamento di uno dei gruppi più vulnerabili della società''. E più avanti si legge anche che ''l'uso di questi dati potrebbe avere ripercussioni a lungo termine, sostengono gli avvocati del caso. Le aziende che sfruttano o espongono i dati dei miner stanno compromettendo non solo la loro privacy immediata, ma anche il loro futuro digitale''.
Tra le possibili ripercussioni, il caso cita il furto di identità in cui un bambino potrebbe scoprire anni dopo che i suoi dati sono stati rubati e usati per aprire conti fraudolenti.
Il documento indica anche la profilazione abusiva in quanto gli algoritmi possono classificare i bambini fin dalla tenera età in base ai loro dati, influenzando il loro accesso all'istruzione, all'assicurazione o persino al lavoro in seguito.
''Queste informazioni personali sono ora per sempre intrappolate in una rete di entità così complesse che tentare di distruggere le informazioni personali detenute da queste entità è un'impresa praticamente impossibile'', si legge ancora nella denuncia.
Non tutte le accuse contenute nella loro domanda di autorizzazione a intentare un'azione collettiva hanno superato il test dei tribunali e devono ancora essere dimostrate al processo.
La legge canadese sulla protezione dei consumatori (CPA) vieta la pubblicità rivolta ai bambini di età inferiore ai 13 anni. Tuttavia, questi ultimi sono soggetti a una quantità sbalorditiva di pubblicità nelle applicazioni di gioco per dispositivi mobili, sostiene anche l'azione legale.
Gli avvocati che patrocinano i querelanti descrivono persino i giochi in cui i personaggi piangono quando il bambino non effettua un acquisto come tattiche emotive manipolative, in questo modo si sfrutta ''la relazione emotiva che i bambini sviluppano con i personaggi virtuali, creando un bisogno emotivo di acquisto''.
Le aziende interessate cercherebbero anche di liberarsi dai loro obblighi legali, secondo gli avvocati dell'azione, con le loro politiche sulla privacy.
Gli sviluppatori indicano che i giochi classificati come ''Per tutti o di età pari o superiore a 9 anni'' non dovrebbero essere utilizzati da persone di età inferiore ai 16 anni. Ma ''si tratta di una rappresentazione falsa e fuorviante'', scrivono gli avvocati nella loro mozione.
Prima di procedere in Quebec, un'azione collettiva deve prima ottenere l'autorizzazione dalla Corte Superiore. Le società interessate avranno inoltre la possibilità di presentare le loro argomentazioni per contestare le accuse.