La pandemia del 2020 ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, costringendoci a vivere gran parte delle giornate in casa e spingendoci a ricorrere alla rete per soddisfare le nostre esigenze, anche quelle di carattere sanitario.
Medicina online: la rivoluzione imposta dal Covid ora preoccupa
Da cinque anni a questa parte, questo modo di accedere alla sanità è andato oltre a dare risposte legate a qualche emergenza, offrendo di tutto: dal controllo delle nascite alle prescrizione di cannabis medicinale, farmaci per la perdita di peso o un certificato medico.
Il perché è anche spiegabile per il fatto che i servizi sanitari online sono economici e facili, ma se i pazienti ricevano le migliori cure è una questione che divide sia gli esperti che le autorità di regolamentazione.
Il dibattito è stato avviato un po' ovunque in quei Paesi in cui il ricorso alla rete per avere risposte o servizi è cresciuto in modo esponenziale, anche per le generalizzate difficoltà ad accedere visite in presenza, ovvero il medico di famiglia, una figura da cui, ad esempio, i giovani si stanno allontanando, preferendo risolvere le loro problematiche davanti ad un video ed una tastiera.
Ma questa situazione di oggettiva comodità per il singolo soggetto può esporre a gravi conseguenze perché accedere ad un servizio online potrebbe non evidenziare delle emergenze reali. Un forte mal di testa avvertito per la prima volta, quindi qualcosa con cui non si familiarità, potrebbe nascondere un serio problema al cervello, così, altro esempio, un dolore al petto potrebbe essere attribuito a problemi di digestione e non invece cardiaci.
Davanti a questo quadro l'autorità di regolamentazione australiana ha appuntato la sua attenzione sui servizi di telemedicina online che utilizzano metodi di siti Web e questionari per prescrivere farmaci, partendo dall'evidenza che l'enorme volume di certificati emessi da alcuni fornitori suggerisce che "non c'è modo di eseguire il processo completo, dettagliato e attento che dovrebbe avvenire per la sicurezza delle persone".
Ma qualcuno eccepisce che i servizi di telemedicina possono aiutare a ridurre la pressione sulle cliniche e ospedali, svolgendo la funzione di filtro, dal momento che i medici che visitano i pazienti tramite telemedicina devono affrontare gli stessi requisiti normativi di quelli che esercitano di persona.
Però, per alcuni profili di paziente, come quelli che hanno problemi di salute mentale, il timore di una diagnosi affrettata o che non coglie segnali di pericolo, richiedono una attenzione che, dicono i critici, i servizi online non possono garantire.
C'è anche perplessità su alcune formule proposte al ''fruitore finale'' del servizio. Come il servizio UpDoc che funziona in Australia utilizzando un modello di abbonamento in stile Netflix: 19,95 dollari al mese per certificati medici illimitati. O, addirittura, un altro servizio, Hola Health, che ha offerto punti premio per gli appuntamenti di telemedicina.