• La piattaforma di wealth planning
  • Non è solo un pacco, è la soluzione giusta
  • banner italpress 720x90

Alzheimer, il Dna svela chi è più a rischio

 
Alzheimer, il Dna svela chi è più a rischio

Uno studio italiano, pubblicato sulla rivista internazionale “Plos One” e guidato da Francesco Bruno (Universitas Mercatorum), ha analizzato per la prima volta in Europa l’intera variabilità genetica del gene Adam17. Identificando alcune varianti comuni (SNPS) che aumentano il rischio di sviluppare l’Alzheimer sporadico - la forma più comune di demenza al mondo, che colpisce oltre 24 milioni di persone - e influenzano sintomi cognitivi e comportamentali.

Il gene Adam17

Il gene Adam17, coinvolto nei meccanismi di comunicazione tra cellule e nella risposta infiammatoria, codifica per l’omonima proteina Adam17 che svolge un ruolo cruciale nel cervello. Tra le sue funzioni c’è quella di “tagliare” alcune proteine presenti sulla superficie delle cellule nervose. Una di queste è la proteina precursore dell’amiloide (APP): se viene tagliata nel modo corretto, si evita la formazione delle famigerate placche di beta-amiloide, uno dei principali segni distintivi dell’Alzheimer.

Ma Adam17 è anche coinvolta nei meccanismi di infiammazione cerebrale: può attivare cellule come le microglia, che nel cervello agiscono come “sentinelle” del sistema immunitario, ma che nell’Alzheimer si attivano in eccesso, contribuendo alla degenerazione neuronale.

Una specifica variante è associata ad un rischio maggiore

I ricercatori hanno analizzato il Dna di 297 pazienti con Alzheimer sporadico e 316 soggetti, identificando sette varianti genetiche (SNPS) del gene Adam17 e ne hanno studiato l’associazione con diversi aspetti della malattia. “Abbiamo scoperto che una specifica variante, la rs12692385, è associata ad un rischio maggiore di sviluppare la malattia”, ha spiegato Bruno. “Ma non solo: altre varianti influenzano aspetti specifici come la memoria, le abilità visuo-spaziali e la comparsa di sintomi come agitazione, depressione e allucinazioni”. In particolare, la variante rs12692385, è risultata associata ad un aumento del rischio di Alzheimer.

Con questa variante si tende ad avere peggiori prestazioni nei test

Chi porta questa variante tende inoltre ad avere peggiori prestazioni nei test di memoria verbale, che misurano la capacità di ricordare parole dopo un certo intervallo di tempo. Un’altra variante, rs13008101, sembra influenzare la capacità di eseguire il Clock Drawing Test, un noto esame in cui si chiede al paziente di disegnare un orologio con le lancette a un’ora specifica. Questo test valuta abilità visuo-spaziali e funzioni esecutive, spesso compromesse già nelle fasi iniziali dell’Alzheimer.

Il legame tra alcune varianti e sintomi neuropsichiatrici

Lo studio ha rilevato anche un legame tra alcune varianti genetiche e la comparsa di sintomi neuropsichiatrici come allucinazioni, agitazione e aggressività, molto comuni nei pazienti con Alzheimer, ma spesso difficili da gestire. Le varianti rs10179642 e rs35280016 sembrano associate ad una maggiore frequenza e gravità di questi sintomi.

Redazione