Su Garlasco spero con tutto il cuore che Alberto Stasi sia colpevole. Per lui, perché altrimenti il rischio di perdere la testa graverà sulla sua persona per sempre. E per me. In quanto al suo posto ci potevo essere io
di Pietro Romano
O chiunque tra voi lettori. Giacché è facile fare i giustizialisti con gli altri. Come sanno in tanti nei palazzi di giustizia, italiani e non solo, abituati a essere puniti con la perdita di qualche giorno di anzianità di servizio. Essere assolto due volte per assoluta mancanza di prove e poi al terzo grado di giudizio essere risospinto nel tritacarne e finire condannato di nuovo in Appello per omicidio, un omicidio efferato, non lo augurerei al mio peggior nemico. Ma se poi Stasi fosse innocente, ebbene c’è da invocare vendetta a nostro Signore. A meno che un individuo non voglia accorciare i tempi biblici. E speriamo di no.
Come in molti processi è servito il capro espiatorio
Poi riflettiamo su un altro punto. Si può condannare ad appena sedici anni di carcere un efferato omicida? Chi scrive è favorevole alla pena di morte ma anche il cuore più tenero non può non convenire che un omicidio non casuale andrebbe ben altrimenti sanzionato. E così sarebbe dovuto essere per Stasi. A patto che Stasi sia colpevole. E il dubbio rimane, considerato che – mi pare opportuno ripeterlo – sia stato assolto per due volte consecutiveper assoluta mancanza di prove. E che perfino l’attuale ministro della Giustizia, il magistrato di lungo corso Carlo Nordio, abbia ammesso come sia “irragionevole condannare chi è già stato assolto in due gradi di giudizio”.
Il problema a monte è che serviva un colpevole da dare in pasto ai giornalisti, all’opinione pubblica e soprattutto alla famiglia della vittima. Come in molti processi (anche per reati ‘politici’, sia pure atroci come le stragi degli anni settanta e ottanta) pure nella tragedia di Garlasco è servito il capro espiatorio, la vittima sacrificale, a dispetto di un percorso apparso incongruente e macchinoso.
Non si può condannare una persona assolta per due volte
Ora, però, Nordio e la maggioranza che sostiene il governo di cui fa parte dovrebbero fare due più due. Invece delle invocazioni alla “signora mia”, andrebbe fatto tesoro di avvenimenti come quello di Garlasco. E promuovere una iniziativa – non dichiarazioni non dotti commenti giornalisti, ma una iniziativa di legge – nella quale con poche parole semplici e chiare si dica che non si può condannare una persona assolta per due volte. Sic et simpliciter. E nel contempo non si può condannare a soli sedici anni di carcere un efferato omicida. Punto e basta.
Altrimenti il rischio dell’auto-giustizia, da un canto o dall’altro, è dietro l’angolo. E chi se ne frega di opinione pseudo-pubblica e delle caste varie.