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Hikikomori, allarme scuole: il Ministero della Salute lancia un piano con UNICEF e Istruzione

 
Hikikomori, allarme scuole: il Ministero della Salute lancia un piano con UNICEF e Istruzione

Schillaci: “Ogni ragazzo che si chiude in casa è un fallimento del nostro sistema educativo”. Al via protocolli per prevenzione, formazione e supporto psicologico nelle scuole.

Di Sofia Diletta Rodinò

Emergenza Hikikomori: il nuovo volto del disagio giovanile

L’hikikomori, termine giapponese che indica il ritiro sociale volontario, non è più un fenomeno confinato all’Estremo Oriente. Oggi è una realtà preoccupante anche in Italia, dove sempre più adolescenti decidono di isolarsi, rinunciando alla scuola, alla socialità e, spesso, anche ai propri sogni.

Secondo il Ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto durante il Question Time alla Camera il 25 giugno 2025, “ogni ragazzo che si chiude in casa rappresenta il fallimento del nostro sistema educativo”. Una dichiarazione forte, che sottolinea la gravità di un’emergenza che coinvolge giovani, famiglie, scuole e istituzioni sanitarie.

Una strategia nazionale per prevenire e intervenire

Il Ministero della Salute ha annunciato un'azione congiunta con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e l’UNICEF, per affrontare il disagio giovanile con strumenti concreti. Le misure previste rientrano nel nuovo Piano nazionale della prevenzione 2025 e comprendono:

  • Attivazione di protocolli di collaborazione interistituzionale, con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
  • Traduzione e diffusione nelle scuole italiane del manuale “Mental Health in Schools” dell’OMS, per formare docenti, dirigenti e peer educator.
  • Monitoraggio nazionale dei minori in carico ai servizi di neuropsichiatria infantile, per identificare precocemente situazioni di ritiro sociale.
  • Progetti del Centro per il Controllo delle Malattie (CCM), volti a contrastare autolesionismo, tentativi di suicidio e isolamento.

Il disagio giovanile come sfida educativa e sanitaria

Il fenomeno hikikomori è solo “la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Schillaci. Dietro il ritiro sociale si celano ansia, depressione, bullismo, pressione scolastica e fragilità familiari. Il contesto scolastico, che dovrebbe rappresentare un ambiente di crescita e supporto, si trasforma in un luogo di disagio per molti adolescenti.

Per questo motivo, il Ministero punta a una stretta alleanza tra scuola, sanità e comunità educante, per garantire:

  • Maggiore inclusione e benessere psicologico tra i banchi di scuola.
  • Un supporto concreto a famiglie spesso impreparate ad affrontare il silenzio dei propri figli.
  • Una rete territoriale di servizi integrati capaci di offrire ascolto e risposte tempestive.

Agire subito per non lasciare indietro nessuno

Il messaggio del Ministro è chiaro: “La scuola deve diventare un presidio di benessere e partecipazione”. La lotta all’hikikomori non si gioca solo nelle stanze degli psicologi, ma in ogni aula, corridoio e laboratorio scolastico.

Prevenire il ritiro sociale significa salvare vite, restituire fiducia e speranza a una generazione che chiede ascolto e presenza.