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Inquinamento atmosferico collegato alla demenza a corpi di Lewy: il nuovo studio internazionale

 
Inquinamento atmosferico collegato alla demenza a corpi di Lewy: il nuovo studio internazionale
Redazione

Un nuovo studio internazionale ha trovato una connessione diretta tra l’inquinamento atmosferico e la demenza a corpi di Lewy, una delle forme più gravi e complesse di deterioramento cognitivo. La ricerca, condotta da scienziati dell’Università Johns Hopkins e della Columbia University (Stati Uniti), ha analizzato dati di milioni di persone e ha fatto esperimenti in laboratorio su animali, arrivando a risultati molto preoccupanti.

Inquinamento atmosferico collegato alla demenza a corpi di Lewy: il nuovo studio internazionale

I ricercatori hanno esaminato i dati clinici di oltre 56 milioni di cittadini statunitensi sopra i 65 anni, iscritti al programma sanitario pubblico Medicare. Hanno confrontato i livelli di inquinamento atmosferico delle zone dove vivevano con la probabilità di ricevere una diagnosi di LBD. Il tipo di inquinamento studiato è chiamato PM₂.₅, cioè Particulate Matter con un diametro inferiore a 2,5 micrometri. Sono particelle molto piccole presenti nell’aria, generate da traffico, impianti industriali, combustione di legna e incendi. Sono così minuscole da entrare nei polmoni e da lì passare nel sangue, arrivando perfino al cervello.

Fino ad oggi si pensava che la demenza a corpi di Lewy fosse legata solo a fattori genetici o all’età. Questo studio dimostra invece che anche fattori ambientali, cioè legati a dove e come viviamo, possono giocare un ruolo decisivo.

È una scoperta molto rilevante perché l’inquinamento atmosferico è un rischio modificabile: a differenza dell’età o della genetica, può essere ridotto con politiche ambientali, nuove tecnologie, scelte urbane più sostenibili e comportamenti individuali (ad esempio evitare il traffico nelle ore di punta o usare meno il riscaldamento a legna).

Ridurre il PM₂.₅ non protegge solo i polmoni, ma può anche difendere il cervello da malattie neurodegenerative gravi. Secondo gli autori dello studio, questa è una prova forte che le particelle sottili presenti nell’aria non sono innocue, anche a livelli oggi considerati “accettabili” secondo molte leggi nazionali. Anche piccole dosi quotidiane, respirate per anni, possono danneggiare il cervello in modo silenzioso ma irreversibile.

L’aumento dei casi di demenza nel mondo, previsto nei prossimi decenni, potrebbe essere aggravato dall’inquinamento, specialmente nelle grandi città o nei Paesi in via di sviluppo dove la qualità dell’aria è peggiore.