Il governo prepara la legge di bilancio 2026 con l’obiettivo di rilanciare la crescita e ridurre le tasse sui redditi medi. Ma il dibattito si accende sui costi, i benefici e le coperture fiscali.
MANOVRA 2026: È IL TURNO DEL CETO MEDIO
Il governo sta lavorando rapidamente alla manovra finanziaria per il 2026. L'obiettivo principale è diminuire le tasse per aiutare l'economia, che sta crescendo poco. Il tempo stringe per approvare un documento importante (la NADEF), e ci si chiede come e dove intervenire.
Anche se i conti dello Stato sembrano più in ordine rispetto al passato (il debito è sotto controllo e si punta a mantenere il rapporto deficit/PIL sotto il 3%), il vero problema dell'Italia è la scarsa crescita economica.
Il governo crede che se le famiglie con redditi medi pagassero meno tasse, spenderebbero di più, e questo darebbe una spinta all’economia.
LA PROPOSTA
L'idea principale, confermata dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo, è un taglio dell'IRPEF, cioè la tassa sul reddito.
Questo è necessario perché le famiglie italiane hanno sempre meno soldi in tasca, tanto che molti rinunciano alle vacanze per motivi economici.
Ci sono due idee principali:
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Diminuire la percentuale dell'IRPEF: abbassare la percentuale dal 35% al 33% per i redditi medi.
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Introdurre detrazioni per i figli: dare più sconti sulle tasse alle famiglie con figli, per aiutarle a spendere di più e a sostenere le nascite.
Al momento, l'IRPEF funziona così:
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23% per redditi fino a 28.000 euro;
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35% per redditi tra 28.001 e 50.000 euro;
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43% per redditi sopra i 50.000 euro.
Se la modifica venisse approvata, non solo la percentuale intermedia scenderebbe al 33%, ma, se ci fossero abbastanza fondi, questa fascia di reddito potrebbe essere estesa fino a 60.000 euro.
Questa mossa aiuterebbe chi ha un reddito medio, oggi schiacciato tra i redditi più bassi (che già ricevono altri aiuti) e quelli più alti (per cui non sono previste misure specifiche).
COSTI E BENEFICI
Si stima che questa operazione costerebbe circa 8 miliardi di euro.
È una cifra importante, ma va messa in prospettiva: il Superbonus è costato circa 126 miliardi in sconti fiscali, e Quota 100 circa 30 miliardi.
Quindi, l'intervento sull'IRPEF, pur essendo costoso, non è paragonabile a queste altre misure.
Tuttavia, il beneficio per chi paga le tasse non sarebbe uguale per tutti:
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con un reddito di 30.000 euro, si risparmierebbero solo 40 euro all'anno;
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con 35.000 euro, il vantaggio salirebbe a 140 euro all'anno;
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con 50.000 euro di reddito, il risparmio sarebbe di 440 euro all'anno.
Se la fascia di reddito venisse estesa fino a 60.000 euro, il massimo risparmio arriverebbe a 1.640 euro all'anno (circa 136 euro al mese).
Sembra strano che una spesa di 8 miliardi di euro porti benefici così contenuti per i redditi più bassi della fascia interessata.
IL PROBLEMA
La discussione sul taglio delle tasse mette in luce un problema ancora più grande del nostro sistema fiscale.
Secondo uno studio del Centro Studi Itinerari Previdenziali, la situazione è preoccupante:
Questi numeri fanno riflettere: come è possibile che quasi metà della popolazione viva con meno di 10.000 euro lordi all’anno?
La risposta, probabilmente, sta nell’enorme quantità di lavoro nero ed evasione fiscale.
In una situazione del genere, il problema non è tanto che si paghino troppe tasse, ma che sono troppo pochi a pagarle per tutti.
Questo squilibrio fa perdere fiducia nel lavoro come strumento di progresso personale e crea un circolo vizioso che indebolisce l’intero sistema economico e sociale.
IL NODO DEGLI “EXTRAPROFITTI”
Per trovare le risorse necessarie, si è pensato di tassare i cosiddetti “extraprofitti” delle banche.
Tuttavia, questa idea è problematicamente ambigua dal punto di vista normativo, anche se condivisibile sul piano politico.
In un’economia di mercato, può lo Stato decidere arbitrariamente cosa sia un “profitto normale” e cosa un “extraprofitto”?
Questa logica crea un rischio politico forte, che può far diminire il valore del settore bancario, il quale rappresenta circa il 25% dell’indice azionario italiano (FTSE MIB).
In altre parole, si rischia di creare un nuovo problema per risolverne un altro, senza affrontare il vero nodo: lo squilibrio fiscale strutturale del Paese.
CONCLUSIONI
La Manovra 2026 si presenta come un banco di prova cruciale per il governo: sostenere il ceto medio, rilanciare i consumi e garantire crescita economica, senza compromettere la stabilità dei conti pubblici.
Il taglio dell’IRPEF è una misura simbolica e attesa, ma resta da capire quanto potrà incidere davvero sui redditi delle famiglie e sulla fiducia di un Paese che continua a fare i conti con evasione, diseguaglianze e scarsa mobilità sociale.