Vivere in spazi più piccoli è diventato sempre più comune in molte parti del mondo. Questa tendenza è ispirata soprattutto dalla cultura giapponese, che da tempo valorizza case minimaliste, cioè molto semplici e funzionali.
Mini-appartamenti e tiny house: boom del minimalismo abitativo
In Giappone, lo stile minimalista è radicato nella cultura e nell’architettura, lo stile Danshari (composto da tre kanji che rispettivamente significano rifiutare, buttare via e separarsi dal desiderio di possesso) è una vera e propria corrente filosofica attuata praticamente come modus vivendi. Si si dà infatti grande importanza al decluttering (ovvero eliminare ciò che non serve) e all’uso intelligente dello spazio, valori che stanno influenzando anche il design occidentale, come il Japandi, che coniuga alle idee giapponese lo stile scandinavo, e la diffusione delle “tiny houses” (case piccolissime).
In Italia, i mini-appartamenti, cioè abitazioni con superficie inferiore a 30 metri quadrati, sono ancora pochi. Secondo Idealista, un portale immobiliare italiano, solo l’1,9% delle case in affitto ha una dimensione così ridotta. Il cosiddetto Decreto “Salva Casa” ha introdotto regole più chiare per costruire mini-appartamenti. Ora è possibile avere bilocali (appartamenti con due stanze) di almeno 28 metri quadrati e monolocali (stanze uniche) di almeno 20 metri quadrati, con un’altezza minima di 2,40 metri. Questa legge dovrebbe facilitare la realizzazione di case più piccole ma confortevoli.
Anche in Europa il trend verso spazi più piccoli è in crescita, soprattutto nelle grandi città dove il costo degli immobili è molto alto. In Germania, per esempio, il numero di mini-appartamenti è aumentato del 10% negli ultimi cinque anni, soprattutto nelle città di Berlino e Amburgo. Qui il concetto di “co-living” (abitare insieme in spazi condivisi) è molto diffuso, aiutando a risparmiare sui costi e a socializzare. In Francia, Parigi è la leader del minimalismo. Anche nei Paesi Bassi si osserva poii un aumento delle “micro case”, soprattutto ad Amsterdam, dove lo spazio è limitato.
Vivere in una tiny house ha diversi vantaggi. Prima di tutto, si riducono i costi di affitto o acquisto, cosa molto importante nelle città dove il prezzo degli immobili è alto. Inoltre, i costi di gestione sono inferiori: meno spazio significa meno consumo di energia per riscaldamento e illuminazione, e minori spese di manutenzione. Dal punto di vista ambientale, questa scelta è anche più sostenibile: si consumano meno risorse, si produce meno spreco e si favorisce uno stile di vita più semplice e ordinato, all’insegno dell’ecologia. Il minimalismo abitativo aiuta nella sua essenzialità a concentrarsi sul poco, ponendo su un’altra ottica, se non anche capovolgendo gentilmente, i concetti chiave del consumismo .