Lo studio real life dell’ONSP conferma l’efficacia della profilassi, ma emergono forti disuguaglianze regionali
Per la prima volta in Italia uno studio multicentrico real life ha valutato l’impatto di Nirsevimab, l’anticorpo monoclonale a lunga durata d’azione che, con una sola dose, protegge i neonati dal Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), principale causa di bronchiolite infantile.
La ricerca, condotta dall’Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria (ONSP) e presentata al Congresso SIMRI di Verona, ha coinvolto 30 centri pediatrici universitari in 15 regioni. I risultati sono stati illustrati dal professor Fabio Midulla, ordinario di Pediatria alla Sapienza di Roma e coordinatore scientifico dello studio.
I numeri della prevenzione
Secondo Midulla, «grazie al Nirsevimab gli accessi in pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri per bronchiolite sono diminuiti del 48%, mentre i trasferimenti in terapia intensiva pediatrica sono calati del 61%. Nei mesi di picco dell’infezione, i ricoveri nei reparti pediatrici si sono ridotti del 71%, con differenze significative tra le regioni».
Le regioni più virtuose, come la Toscana, hanno registrato una riduzione superiore all’80%, mentre realtà che hanno avviato la campagna più tardi – come l’Abruzzo – hanno inizialmente osservato un aumento dei casi.
Chi si ammala oggi
Lo studio segnala un cambiamento nel profilo dei pazienti ricoverati: meno neonati e più lattanti più grandi, oltre a bambini con patologie croniche (prematuri, cardiopatici), che restano i più fragili. Inoltre, pur riducendo il peso del VRS, la profilassi ha evidenziato un aumento della circolazione di altri virus respiratori (influenza, rhinovirus, metapneumovirus) e delle coinfezioni.
Differenze regionali e criticità
«I risultati confermano l’efficacia del Nirsevimab nella prevenzione della bronchiolite, che ogni anno causa in Italia tra i 7.000 e i 10.000 ricoveri. Tuttavia, le disomogeneità regionali sono un problema serio», ha affermato Renato Cutrera, Consigliere Nazionale della Società Italiana di Pediatria.
La disparità riguarda sia i tempi di avvio delle campagne, sia l’accesso alla profilassi per i bambini nati fuori dalla finestra epidemica. «Se nei lattanti più piccoli i ricoveri si sono ridotti del 90%, nei nati fuori stagione la riduzione è stata solo del 40%», ha sottolineato Cutrera, auspicando una maggiore uniformità nazionale.
Benefici a lungo termine
Al Congresso SIMRI, Eugenio Baraldi, ordinario di Pediatria all’Università di Padova, ha ricordato che nel 35-40% dei casi un’infezione precoce da VRS porta a bronchite asmatica e deficit respiratori. Secondo i dati presentati, la profilassi con Nirsevimab non solo riduce ricoveri e accessi in pronto soccorso, ma abbassa anche il rischio di complicanze respiratorie nei due anni successivi.
L’impegno della comunità scientifica
«La SIMRI ribadisce il proprio impegno nel monitorare l’andamento del VRS e nel promuovere strategie condivise per garantire pari opportunità di protezione a tutti i bambini», ha dichiarato la presidente Stefania La Grutta.