Dal congresso ESC di Madrid ai laboratori di Oxford e Londra, arrivano due innovazioni che potrebbero rivoluzionare la cura di ipertensione e tumori.
Negli ultimi giorni, il mondo della ricerca medica ha registrato due importanti novità che promettono di cambiare il futuro del trattamento di alcune delle malattie più diffuse: l’ipertensione e il cancro.
Baxdrostat: la nuova speranza contro l’ipertensione resistente
Al congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) di Madrid è stato presentato il baxdrostat, un farmaco sperimentale rivolto ai pazienti con ipertensione resistente, cioè coloro che non riescono a mantenere la pressione sotto controllo con le terapie tradizionali.
In uno studio clinico su quasi 800 pazienti, il trattamento di 12 settimane ha portato a risultati sorprendenti: il 40% ha raggiunto valori normali di pressione, contro il 20% del gruppo placebo.
Il potenziale è enorme: solo nel Regno Unito, si stimano 10 milioni di persone con ipertensione. Baxdrostat potrebbe ridurre il rischio di ictus, infarto, danni renali e demenza.
Sempre al congresso, altri dati hanno evidenziato che il clopidogrel si è dimostrato più efficace dell’aspirina nel prevenire eventi cardiaci. Presentato anche un innovativo stetoscopio con intelligenza artificiale, capace di individuare anomalie gravi in soli 15 secondi: uno strumento che potrebbe rivoluzionare i contesti d’urgenza.
Cellule artificiali: fabbriche di farmaci contro i tumori
Parallelamente, in ambito oncologico, ricercatori dell’University College London (UCL) e dell’Università di Oxford hanno sviluppato cellule artificiali controllabili a distanza.
Si tratta di microsfere con membrane simili a quelle delle cellule naturali, al cui interno nanoparticelle di ferro, attivate da un campo magnetico alternato, innescano la produzione di proteine terapeutiche a partire da un DNA sintetico.
In pratica, queste cellule funzionano come fabbriche di farmaci in miniatura, capaci di raggiungere un tumore o un’infezione e rilasciare il trattamento solo in quel punto, evitando effetti collaterali sui tessuti sani. La stabilità è garantita dalla click chemistry, che riduce il rischio di attivazioni involontarie.
I test sugli animali hanno dato esiti positivi e i ricercatori prevedono che i primi studi clinici sull’uomo possano partire entro un decennio.