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Una suinicoltura più sostenibile

 
Una suinicoltura più sostenibile
Redazione

In Italia si stanno usando la tecnologia digitale e sistemi avanzati per rendere la suinicoltura più sostenibile, più sicura per gli animali e meno vulnerabile alle crisi sanitarie come la peste suina africana (PSA). Il governo ha appena aumentato il fondo per l’innovazione in agricoltura di 47 milioni di euro per il 2025.

Una suinicoltura più sostenibile

Un altro fronte molto attivo è la biosicurezza: sono state introdotte misure nuove, come l’uso dei “cani molecolari” per individuare carcasse di cinghiali, la figura dell’agricoltore‑sentinella per la sorveglianza territoriale e la distribuzione di 150 nuove gabbie per la cattura dei cinghiali nelle aree più a rischio. Queste misure servono a impedire che il virus si diffonda negli allevamenti di suini.

Nel Nord Italia, specialmente in Lombardia, Emilia‑Romagna e Piemonte, si afferma l’innovazione “green” con il progetto che trasforma gli scarti degli animali in energia: la gestione dei reflui viene collegata alla produzione di biogas e biomethane. Questa tecnologia aiuta a ridurre le emissioni e sostiene gli obiettivi climatici nazionali, oltre a dare valore aggiunto agli allevamenti che partecipano.

Sul fronte produttivo, i dati del 2024 segnalano un calo del 5 % nel numero di suini destinati alle produzioni DOP e IGP: si è passati da 7.398.020 a 7.024.167 capi. È un segnale che i costi di produzione (alimentazione, energia) stanno pesando molto e che le aziende subiscono gli effetti non solo della PSA ma anche della crisi economica globale.

Anche l’educazione e la formazione sono in prima linea: l’Università degli Studi di Milano offre un corso “Tecnologie smart per precision livestock” che insegna ai futuri agronomi e tecnici cosa sono i sensori, l’ICT, l’uso della data science negli allevamenti, il PLF (Precision Livestock Farming) come strumento concreto e non solo teorico.

Le fiere e gli eventi del settore stanno promuovendo il cambiamento: alla Fieragricola si parla di “agroenergie e digitale”, mettendo in evidenza che gli allevatori chiedono sempre più tracciabilità, sicurezza, dati accurati per monitorare il benessere animale, il consumo di mangime e acqua, e la gestione ambientale delle stalle.

Nel campo del benessere animale, un esempio significativo è l’azienda Madeo in Calabria, che si distingue per allevamento all’aperto, rispetto dei ritmi naturali, alimentazione quasi esclusivamente vegetale e assenza di antibiotici fin dalla nascita dei suini.