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TELEMEDICINA, GLI ITALIANI SONO PRONTI

 
TELEMEDICINA, GLI ITALIANI SONO PRONTI
Redazione

Un sondaggio rivela l’alto gradimento per la prevenzione digitale

Oltre il 60% degli italiani dichiara di aver rinunciato a cure per motivi economici o logistici

La sanità del futuro è digitale. E gli italiani sembrano pronti ad accoglierla. È quanto emerge da un sondaggio nazionale condotto su un campione di oltre 5.200 partecipanti. Il risultato è una fotografia chiara dell’atteggiamento dei cittadini verso la trasformazione digitale in sanità. L’indagine è stata realizzata da VediamociChiara, portale dedicato alla salute delle donne. Evidenzia una forte propensione all’uso della telemedicina e della prevenzione digitale. L’ostacolo principale non è più culturale. È sistemico.

I dati del sondaggio

Il campione è composto in prevalenza da donne (62%) e adulti tra i 45 e i 60 anni (48%). Questo riflette il ruolo centrale femminile nella gestione della salute familiare.
«Se la telemedicina funziona per le donne, funzionerà per tutti – sottolinea Maria Luisa Barbarulo, fondatrice e coordinatrice del portale – le donne sono le caregiver per eccellenza. Sono loro a gestire e coordinare la salute di tutta la famiglia».

Prevenzione digitale: un must per 9 italiani su 10

Il monitoraggio dei parametri vitali tramite strumenti digitali è ormai parte integrante della cura. Il 46% lo considera “abbastanza importante”, il 25% “molto importante”, l’11% “estremamente importante”. Solo il 18% lo minimizza.
La salute è quindi intesa come prevenzione continua, non solo come risposta alla malattia.

Un dato significativo riguarda l’accesso ai servizi: il 62% degli intervistati ha rinunciato o rimandato visite, esami o controlli. Le ragioni principali sono costi elevati o mancanza di tempo. In questo scenario, la telemedicina è vista come strumento per ridurre disuguaglianze, abbattere barriere e garantire prossimità di cura.

Telemedicina: da necessità a opportunità

A commentare i risultati del sondaggio è Riccardo Starace, esperto in Digital Health e Telemedicina del Cnel, impegnato – in accordo con il Ministero della Salute – nell’elaborazione di linee guida per le nuove professioni sanitarie e per la digitalizzazione con intelligenza artificiale.

«Oltre il 60% degli italiani ha rinunciato a cure per motivi economici o logistici: è un campanello d’allarme fortissimo. La telemedicina non è un lusso, ma una necessità – afferma Starace – consente di superare distanze geografiche e ridurre i costi indiretti per i pazienti. Democratizza la salute, soprattutto per chi vive in aree remote o ha difficoltà di mobilità».

Secondo il sondaggio, il 70% degli italiani conosce la telemedicina almeno per sentito dire. Il 55% ne ha un’opinione positiva, il 20% resta scettico, il 25% è incerto o disinformato.

«La conoscenza diffusa è una base importante. Ma dobbiamo colmare il divario tra ‘averne sentito parlare’ e ‘averla utilizzata con successo’. La chiave è offrire esperienze semplici e intuitive: una visita specialistica a distanza, il rinnovo di una ricetta senza code, il monitoraggio da casa per malattie croniche. Solo esempi concreti possono rassicurare e fidelizzare gli utenti. Così liberiamo risorse preziose per il Servizio Sanitario Nazionale», osserva Starace.

Il dato più incoraggiante riguarda la disponibilità concreta: il 78% degli intervistati è pronto a usare servizi di telemedicina per visite, prescrizioni o controlli. Solo il 12% si oppone, il 10% resta incerto.

«Il 78% di disponibilità è straordinario e deve spingerci ad accelerare. Le persone sono pronte. Il desiderio di una sanità più efficiente e accessibile è palpabile. Per il SSN, questo significa ridurre tempi di attesa, migliorare lo smistamento dei casi e gestire meglio le risorse», commenta Starace.

Digitalizzazione e PNRR

Il sondaggio invia un messaggio chiaro: la digitalizzazione della sanità non è un’opzione, ma una necessità. È la strada per garantire equità e accesso alle cure.

I dati sostengono l’attuazione del Pnrr. Servono Case di Comunità digitali, formazione del personale e interoperabilità dei sistemi. Le donne tra i 40 e i 60 anni si confermano un segmento cruciale, in quanto principali caregiver familiari.

«Non c’è più tempo da perdere. Serve investire in infrastrutture digitali, formare operatori e creare piattaforme interoperabili. Solo così potremo realizzare i benefici della digital health. La telemedicina è la chiave per un futuro in cui il diritto alla salute sia davvero garantito a tutti, senza eccezioni», conclude Starace.