• La piattaforma di wealth planning
  • Non è solo un pacco, è la soluzione giusta
  • banner italpress 720x90

Un composto dello zenzero rallenta il cancro: la scoperta arriva dal Giappone

 
Un composto dello zenzero rallenta il cancro: la scoperta arriva dal Giappone

Uno studio rivela come un composto estratto dallo zenzero possa interferire con il metabolismo delle cellule tumorali, aprendo la strada a nuove terapie

Lo zenzero, noto per le sue proprietà antinfiammatorie e digestive, potrebbe avere un ruolo molto più importante: contrastare la crescita delle cellule tumorali. A suggerirlo è una nuova ricerca giapponese condotta dal team della professoressa Akiko Kojima-Yuasa presso la Osaka Metropolitan University e pubblicata sulla rivista Scientific Reports.

I ricercatori hanno individuato un nuovo meccanismo d’azione dell’etil p-metossicinnamato, un estere dell’acido cinnamico isolato dallo zenzero, capace di limitare lo sviluppo delle cellule tumorali privandole della loro fonte energetica.

Il cuore dello studio: il metabolismo energetico delle cellule tumorali

Nel nostro organismo, le cellule sane producono energia (ATP) bruciando il glucosio in presenza di ossigeno, processo efficiente che si svolge nei mitocondri. Le cellule tumorali, invece, adottano un percorso meno efficiente ma più rapido: la glicolisi anaerobica, producendo acido lattico anche in presenza di ossigeno. È il cosiddetto "effetto Warburg", da tempo al centro dell’oncologia metabolica.

Secondo lo studio giapponese, l’etil p-metossicinnamato non agisce direttamente sulla glicolisi, come inizialmente ipotizzato, ma inibisce la sintesi de novo degli acidi grassi e interferisce con il metabolismo lipidico, bloccando la produzione energetica delle cellule tumorali.

Un doppio effetto: esaurimento energetico e reazione compensativa

Il blocco energetico indotto dal composto spinge le cellule maligne a tentare una compensazione aumentando la glicolisi, ma senza riuscire a riequilibrare del tutto il fabbisogno energetico. Questo tentativo di adattamento potrebbe rappresentare un nuovo punto di vulnerabilità farmacologica.

I nostri risultati non solo arricchiscono il quadro interpretativo dell’effetto Warburg, ma suggeriscono anche nuovi potenziali bersagli terapeutici”, ha dichiarato Kojima-Yuasa, sottolineando la rilevanza di questa scoperta per nuove strategie contro il cancro.

Redazione