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AUMENTI SIMBOLICI: LE PENSIONI FOTOCOPIANO L’INFLAZIONE

 
AUMENTI SIMBOLICI: LE PENSIONI FOTOCOPIANO L’INFLAZIONE
di Luca Lippi

Dal primo gennaio 2026 le pensioni saranno rivalutate in base all’aumento del costo della vita

Si tratta di un adeguamento automatico, previsto dalla legge, che serve a proteggere il potere d’acquisto dei pensionati. Tuttavia gli aumenti saranno modesti, perché il tasso di inflazione preso in riferimento dall’ISTAT è stimato intorno all’1,4 per cento. È quindi importante chiarire bene cosa cambia e per chi, evitando illusioni o aspettative esagerate.

PERCHÉ LE PENSIONI AUMENTANO

Ogni anno le pensioni vengono aggiornate per tenere conto dell’inflazione, cioè dell’aumento generale dei prezzi. Questo meccanismo si chiama perequazione.

Lo scopo è semplice: evitare che, con il passare del tempo, la pensione perda valore reale.
Se i prezzi aumentano e la pensione resta uguale, infatti, si può comprare meno di prima.
La perequazione serve proprio a contenere questo effetto.

CHI PRENDE L’AUMENTO PIENO E CHI NO

L’adeguamento non è uguale per tutti.

La legge stabilisce che le pensioni più basse vengano rivalutate al cento per cento dell’inflazione, mentre quelle più alte vengano rivalutate solo in parte.

Le fasce sono tre:

  • Pensioni fino a circa 2.413 euro lordi al mese → aumento calcolato al 100% dell’inflazione

  • Pensioni tra 2.413 e 3.017 euro lordi al mese → aumento calcolato al 90% dell’inflazione

  • Pensioni oltre 3.017 euro lordi al mese → aumento calcolato al 75% dell’inflazione

In altre parole: chi ha pensioni basse recupera per intero l’aumento del costo della vita, chi ha pensioni più alte recupera solo una parte.
Non è un bonus, non è un regalo, non è una misura straordinaria: è un meccanismo di adeguamento che esiste ogni anno.

QUANTO SARÀ L’AUMENTO

L’INPS ha simulato un’ipotesi di inflazione pari all’1,4 per cento.

Significa che:

  • una pensione da 1.000 euro diventerebbe 1.014 euro al mese

  • una pensione da 2.000 euro passerebbe a 2.028 euro

Stiamo parlando quindi di aumenti modesti, spesso nell’ordine di pochi euro al mese.

A volte sui giornali si legge l’aumento su base annua, che sembra più consistente.
Per esempio, una pensione di 1.500 euro aumenta di circa 21 euro al mese, che equivalgono a 273 euro all’anno (compresa la tredicesima).

È corretto dal punto di vista dei calcoli, ma può dare una percezione diversa dalla realtà quotidiana.

LA QUESTIONE DELL’INFLAZIONE PERCEPITA

Molti pensionati avranno la sensazione che l’inflazione reale sia ben più alta dell’1,4 per cento, ed è una sensazione comprensibile.

Perché succede? Perché l’ISTAT calcola l’inflazione su un paniere molto ampio di beni, che include anche prodotti i cui prezzi sono scesi.
Noi però percepiamo soprattutto l’aumento di ciò che compriamo più spesso: alimentari, bollette, carburanti.

Quindi può capitare che, nella vita di tutti i giorni, l’aumento dei prezzi sembri più forte del numero ufficiale.

CONCLUSIONE

Gli aumenti ci saranno, e questo è senza dubbio positivo. Tuttavia saranno contenuti, perché l’inflazione utilizzata per calcolarli è bassa.

Non si tratta di un “regalo del governo”, ma di un meccanismo automatico previsto dalla legge, che serve a evitare la perdita del potere d’acquisto delle pensioni.

L’importante è avere aspettative realistiche: si parla di ritocchi limitati, utili a non perdere terreno, ma non sufficienti a cambiare la situazione economica dei pensionati.