Non è detto che i matrimoni che finiscono, negli Stati Uniti e altrove, si traducano tutti in una saga, come nella ''Guerra dei Roses'', senza esclusione di colpi, ma certo sono relativamente pochi quelli che si concludono con un divorzio che lasci tutti soddisfatti. Forse sereni, ma la soddisfazione è altra cosa.
Nell'America della radicalizzazione cala il numero di matrimoni tra chi la pensa diversamente in politica
Una delle poche cose di cui si può stare certi è che, alla base dei contrasti tra chi si amava e poi non si ama più, spesso c'è il fattore economico. Che è però solo uno del bouquet di argomenti che possono alzare una barricata tra marito e moglie (ma, oggi, ''democraticamente'', anche tra marito e marito, tra moglie e moglie).
Uno dei più potenzialmente deflagranti in un rapporto di coppia sono le divergenze ideologiche, quelle che, nella prima parte del matrimonio, sono viste come un'occasione di confronto, ma che nel tempo, magari col mutare del clima politico, sono delle mine anti-uomo (quelle che si celano sotto un sottile velo di terra) lungo il percorso della civile convivenza.
Negli Stati Uniti del dilagante trumpismo è questo il rischio che si avverte e lo si percepisce ancora di più se si guarda a quel che è accaduto a Phoenix, in occasione della cerimonia funebre per Charlie Kirk, in cui tutti hanno avuto la plastica rappresentazione di un Paese spaccato in due, senza che peraltro si possano intuire futuri momenti che portino a rapporti civili. Se l'esecrabile gesto di chi ha ucciso l'attivista conservatore è stato condannato da quasi tutti, con una percentuale infinitesimale che lo ha celebrato, la risposta di Trump e della sua allegra partita di giro è stata quella di codificare l'odio, dicendo a chiare lettere che non c'è spazio per una pacificazione.
Parole durissime che hanno smentito la precisa richiesta della moglie di Kirk, Erika, che aveva detto di non odiare l'assassino del marito, aprendo ad una riconciliazione nel segno del dialogo. Ma gli altri oratori hanno ribadito che con la parte avversa è guerra senza quartiere.
L'America del 2025 è terribilmente eguale a quella di qualche anno fa, quando le unioni matrimoniali tra repubblicani e democratici sono state oggetto di studi ed approfondimenti, rivelando aspetti che solo apparentemente sono relegabili al rapporto sentimentale, travalicando il confine che, facendo ricorso alla ragione, dovrebbe evitare che la politica entri in camera da letto.
Politica che sembra ormai avere metabolizzato la profonda spaccatura ideologica del Paese, tanto che i matrimoni tra fautori di opposte fazioni - nel caso specifico democratici e repubblicani - sono ormai numericamente una parte quasi insignificante del totale, quasi che la diversa estrazione ideologica induca la gente a non frequentarsi, prendendo atto che, prima o poi, su temi sensibili, quali, ad esempio, la gestione dell'immigrazione, si debba arrivare allo scontro tra chi guarda con orrore a retate ed espulsioni in catene e chi, invece, guarda con favore alle politiche delle città santuario.
Dal punto di vista dell'approccio ad un matrimonio ideologicamente misto i democratici sono tradizionalmente più aperti, rispetto ai repubblicani, ma questo è solo una enunciazione di principio, non certo una verità incontestabile, dal momento che anche questo piccolo spiraglio di normale civiltà sembra essersi ulteriormente ristretto, davanti alla radicalizzazione del politica tradizionale.
Una ricerca, che risale a qualche anno fa, aveva trovato un altro elemento significativo nel fatto che quanto più cresce il livello di studio, tanto più sale l'apertura a sposare qualcuno che la pensa politicamente in modo diverso o avverso. Quindi il laureato, piuttosto che chi si è fermato al liceo o non lo ha proprio frequentato, è più aperto ad un matrimonio misto, evidentemente fidando nel fatto che la cultura supera ogni ostacolo. Non necessariamente è così, ma almeno si spera che così accada.
La polarizzazione della politica che si riflette sul buon andamento di un matrimonio non è fenomeno che si manifesta oggi, con Trump che veste l'elmetto per stanare i suoi nemici ovunque essi siano (magistratura, spettacolo, giornalismo, imprenditoria e via discorrendo). Anche nella passata decade c'erano chiari segnali che la diversa collocazione ideologia può innescare malumori, incomprensioni e scontri epocali. Insomma, la Guerra dei Roses.