Tre governi in meno di un anno: la Francia si è scoperta politicamente fragile, in una condizione di crisi continua che lancia ombre inquietanti sul futuro del presidente Macron e degli ultimi 18 mesi all'Eliseo. L'ultimo governo di minoranza, quello guidato da Sebastien Lecornu, è sopravvissuto per un pugno di voti alle mozioni di sfiducia che, se accolte dall'Assemblea Nazionale, ne avrebbero segnato la fine.
La Francia si scopre politicamente fragile: tre governi in meno di un anno
Ma rimane il governo più debole degli ultimi decenni e potrebbe essere rovesciato in qualsiasi momento se i partiti di opposizione si unissero per estrometterlo. Comunque, al di là delle turbolenza in parlamento, gli analisti politici sostengono che la figura più danneggiata dalla crisi attuale è il presidente.
Macron, europeista e liberale in economia, è stato eletto per la prima volta nel 2017, promettendo di rivoluzionare la politica e di ascoltare gli elettori come nessuno aveva mai fatto prima, conquistando consenso parlando di una selezione "pragmatica" delle idee di sinistra e di destra per liberalizzare l'economia, creare posti di lavoro dopo decenni di disoccupazione di massa e porre fine alle disuguaglianze.
Fondamentalmente, aveva detto di voler fermare l'ascesa dell'estrema destra assicurandosi che i cittadini non avessero più motivo di votare per gli estremisti.
Sul suo cammino ci sono state però delle crisi: la rivolta antigovernativa dei gilet gialli (verso la quale mostravano interesse i movimenti politici anti-partito europei, a cominciare dai Cinque Stelle), poi la pandemia di Covid e quindi la guerra in Ucraina, con le complicazioni in campo energetico.
E quando è stato rieletto nel 2022, Macron non aveva più la maggioranza assoluta in parlamento. Ma Macron è incappato in un clamoroso autogol politico, quando, lo scorso anno, ha scommesso sullo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni generali, in un momento in cui il Rassemblement National (NR) di estrema destra di Marine Le Pen era ai massimi storici dopo la vittoria alle elezioni europee.
Dalle elezioni dello scorso anno è uscito un Parlamento spaccato in tre blocchi: la sinistra (con una forte componente radicale), il centro e l'estrema destra, che ha comunque aumentato i suoi voti, senza che qualcuno abbia la maggioranza e mentre la base centrista di Macron ha subito una frammentazione.
Le cause della crisi non sono facilmente definibili. Anche perché, dicono gli analisti, il problema reale è che si sono più crisi dentro la crisi: quella del pozzo senza fondo del debito pubblico; quella della diseguaglianza sociale; quella della debolezza della classe politica e dei partiti.
Per evitare la sconfitta in Parlamento, Macron e Lecornu hanno flirtato, ricambiati, con i socialisti, e sull'altare della nuova amicizia è stata sacrificata la legge sulle pensioni, varata nel 2023, che ha introdotto un graduale aumento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni.
I sondaggi di questo mese hanno mostrato che solo il 14-16% circa degli elettori ha fiducia in Macron. Anche la sua presenza globale, che un tempo rafforzava la sua immagine in patria, non migliora più i suoi ascolti.
Il sostegno è diminuito tra gli elettori di Macron perché è stato visto come privo di empatia per le preoccupazioni quotidiane della gente, ha detto un analista.
Una delle più grandi promesse di Macron come presidente era stata la sua promessa di bloccare il percorso del Rassemblement National di estrema destra, dicendo che nessuno avrebbe mai avuto motivo di votare di nuovo per loro. Ma da quando Macron è diventato presidente, più persone hanno votato per il RN e vedono il partito come un'alternativa credibile.