Carla Bruni accompagna il marito Nicolas Sarkozy a La Santé, dove l’ex presidente francese ha iniziato a scontare la condanna a cinque anni per i fondi di Gheddafi. Il simbolo di un amore che sfida il tempo e la vergogna politica.
Insieme, mano nella mano, come fanno da quasi vent’anni, da quando la loro relazione – di cui molti erano a conoscenza – fu svelata ai francesi dalla stampa, squarciando il riserbo dovuto alla notorietà di entrambi.
Da allora Carla Bruni è stata sempre accanto al marito, e lo ha fatto anche oggi, accompagnandolo in un triste corteo di auto nere e motociclisti della Polizia, verso La Santé, il carcere parigino dove Nicolas Sarkozy ha cominciato a scontare la condanna a cinque anni di reclusione per aver accettato un fiume di denaro dal dittatore libico Muammar Gheddafi in occasione delle presidenziali del 2007.
Un’immagine, i due che camminano tenendosi per mano, sotto lo sguardo degli agenti della scorta, che stride, che sembra quasi irreale.
Non per quel che fanno – camminare così è sempre stato quasi un vezzo, per “le Président et la Première Dame” – quanto perché gli scatti rimandano l’impietoso effetto del tempo. Il volto di lei – segnato dai tentativi di cristallizzare la bellezza della gioventù – appare triste, ma composto.
Lui, che con abiti tagliati su misura, tutti scuri per slanciarlo e sconfiggere le risatine di chi lo considerava “il piccolo”, nonostante qualche trucchetto nelle calzature per aggiungere qualche centimetro, oggi ha dato l’immagine di un uomo sconfitto. Eppure, in un post rilanciato dalla moglie, ha tuonato contro una sentenza che ritiene iniqua.
Il volto con un filo di barba più bianca che grigia; pantaloni grigi e giacca blu, con un maglione a girocollo sopra la cravatta – un accostamento che mai, quando era al culmine del suo potere, avrebbe azzardato – Nicolas Sarkozy è andato incontro al suo destino di detenuto.
A La Santé lo aspetta una cella di pochi metri quadrati nella sezione destinata all’isolamento, quella dove finiscono detenuti pericolosi o autori di reati gravi, ma anche personalità meritevoli di particolari misure di protezione. Un ex presidente della Repubblica rientra in quest’ultima categoria, ma forse la scelta è anche un modo per evitare che una foto da recluso finisca online, rubata da uno smartphone e venduta al miglior offerente.
Ora comincia la trafila per ottenere la scarcerazione anticipata, anche se realisticamente potrebbero volerci settimane. I legali di Sarkozy cercheranno di sminuire il peso della durissima motivazione della condanna, in cui l’ex capo dello Stato è stato fatto a pezzi non tanto come politico, ma come uomo disposto a vendere l’anima al diavolo – quello che, in questo caso, vestiva i panni del “pazzo di Tripoli”, Muammar Gheddafi.
Quale che sarà il tempo che Sarkozy dovrà trascorrere in carcere, Carla continuerà a difenderlo, come ha sempre fatto, smentendo l’immagine della donna algida e calcolatrice. Quella stessa donna che, agli occhi del mondo, era la top model e cantautrice affascinante al fianco di un presidente “piccolo” ma potente, un’unione che scatenò invidia e curiosità.
Oggi, mentre stava raggiungendo il carcere, Sarkozy ha affidato alla moglie un messaggio ai francesi, ribadendo la sua innocenza e parlando di un “calvario”, di “scandalo giudiziario”, di “pena profonda per la Francia”.
«La verità trionferà, ma il prezzo da pagare sarà stato schiacciante», ha scritto l’ex presidente.
Un addio alla libertà, accompagnato dalla donna che non lo ha mai lasciato solo.