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Giorgia Meloni, numeri e no

 
Giorgia Meloni, numeri e no

di Pietro Romano

I numeri non sono neutri. Ma sicuramente offrono delle linee guida. Dalle quali si può partire per mete lontane. Prendiamo il caso della fiducia nell’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E prendiamo i dati forniti dal Termometro Politico, un istituto serio e, mi pare, indipendente che con cadenza settimanale monitora, tra l’altro, la fiducia in Giorgia Meloni. Questa settimana tale dato ha coinciso con il picco negativo toccato a partire dalle elezioni vittoriose (per il centrodestra) del 25 settembre 2022. A fronte di un 47% di fiduciosi (ma oltre il 10% nutre comunque ‘poca’ fiducia in lei) si erge un 52,6% di italiani che assicurano di non avere punto fiducia nel capo del governo. Paradossalmente per la sua immagine di ‘uomo forte’ (è un luogo comune e mi scusino quante e quanti potranno adontarsene) e trainante, i quattro partiti della sua coalizione raggiungono il 47,4% dei consensi. 

A naso, per la prima volta dal settembre 2022, Giorgia Meloni è meno forte del proprio elettorato. In tutta sincerità, questi risultati mi sorprendono solo (molto) parzialmente. Non credo agli uomini (e alle donne) forti in democrazia, dove è sempre l’addizione dei singoli voti a fare e a disfare i leader. Anche se poi la persona aiuta a fare la differenza. La stranezza nel dato della fiducia a Giorgia Meloni è in altri numeri. Dall’andamento della manifattura a quello delle esportazioni, dalle persone occupate a quelle che sono prive dei mezzi di sostentamento di base i dati italiani in circa tre anni sono migliorati e il confronto con i Paesi pari taglia europei è senza dubbio a favore nostro. 

Rimangono i problemi di produttività e potere d’acquisto che però vengono dai decenni scorsi. Il che non vuol dire che sono ineluttabili, anzi, ma nel contempo non possono diventare una onta per Meloni e compagnia. Tanto più se ‘scoperti’ da soggetti (penso a taluni sindacati dei lavoratori dipendenti) che negli anni dei governi (presunti) “amici” hanno dormito sonni letargici. 

La verità, a mio parere, è che i problemi di fiducia di Giorgia Meloni sono piuttosto all’interno della sua area e non fuori. Come i referendum recenti hanno dimostrato la virata verso l’estrema sinistra non porta elettori (né tanto meno voti) agli pseudo-progressisti, come era convinzione del segretario della Cgil, Maurizio Landini. Anzi, quando si va su temi meno trasversali del lavoro (è il caso dell’immigrazione), come il risultato dei recenti referendum ha pure dimostrato, la virata a destra è ancora più viva nell’opinione pubblica. Cosicché la crisi di fiducia in Giorgia Meloni è casomai giustificata dallo scontento di chi le chiede di dire (e soprattutto fare) qualcosa di destra o, meglio, di populista, seconda una valutazione più consona oggi alla destra italiana ed europea, a esempio sul fronte della sicurezza interna, dello strapotere della magistratura, della sovranità economica. Così come di scegliere con maggiore fiuto i candidati, sul territorio e non solo. 

Ci sono molti più esponenti della sua area (o di quanti si riconoscono in lei) di valore e in grado di prendere voti che alcuni amici della ultima ora. Come chi si scopre all’improvviso ‘patriota’, una forma di richiamo persistente, una sorta di mantra comune tra i nuovi arrivati in Fratelli d’Italia (l’ho appreso un paio di anni fa a una cena di cuochi a Rimini). Come se per essere ‘patriota’ si dovesse essere affiliati a un partito e non ‘limitarsi’ a essere un buon italiano, svolgendo correttamente i propri compiti di lavoratore e di cittadino, rispettoso delle istituzioni nazionali e assiduo ai doveri civici. 

Ma se allo zelo dei neofiti (magari un po’ o tanto interessati) non mette un freno una leader di destra chi mai lo potrà fare? Certo, se l’opposizione è quella di oggi, Giorgia Meloni può dormire sonni tranquilli. Ma chi ha detto che questa situazione sia eterna? A furia di dormire sonni tranquilli si rischia di svegliarsi di soprassalto. In una circostanza che può sembrare un incubo. Ma purtroppo è una realtà nuova e inattesa.