Una nuova analisi consente di prevedere la resistenza a tre classi di farmaci. L’obiettivo: evitare trattamenti inutili e tossici nei pazienti oncologici.
Un passo avanti verso l’oncologia personalizzata arriva da uno studio internazionale guidato dai biologi Geoff Macintyre e Barbara Hernando, in collaborazione con ricercatori britannici e spagnoli. I due scienziati, esperti nello studio dell’instabilità genomica – una caratteristica comune delle cellule tumorali avanzate – hanno sviluppato un modello predittivo capace di identificare in anticipo quali pazienti non risponderanno alla chemioterapia.
L’analisi, pubblicata su Nature Genetics, si basa sui dati genetici di oltre 800 pazienti affetti da tumori ovarici, mammari, prostatici e sarcomi. I risultati mostrano che, all’interno del caos genetico che caratterizza i tumori con instabilità genomica, si nascondono biomarcatori capaci di anticipare l’inefficacia della chemioterapia, in particolare di tre classi di farmaci: platino, taxani e antracicline.
“La chemioterapia è molto efficace, ma purtroppo fino al 50% dei pazienti non risponde”, spiega Macintyre, ricercatore presso il Centro Nazionale Spagnolo per la Ricerca sul Cancro (CNIO). “Questi pazienti però subiscono comunque gli effetti collaterali, spesso gravi, del trattamento”.
Più sicurezza, meno tossicità
Tradizionalmente, i biomarcatori oncologici vengono utilizzati per indicare quali pazienti potrebbero beneficiare di un trattamento. In questo caso, però, il nuovo approccio si basa sull’identificazione della resistenza al trattamento, permettendo agli oncologi di evitare farmaci inefficaci e orientarsi verso opzioni più adatte.
Un passo cruciale soprattutto per i pazienti con tumori in stadio avanzato, per i quali ogni scelta terapeutica può fare la differenza tra un prolungamento della sopravvivenza e un peggioramento della qualità di vita.
Un atlante genetico del cancro
Il gruppo di ricerca aveva già contribuito nel 2022 alla creazione del più grande atlante delle aberrazioni genomiche nel cancro, analizzando oltre 9.000 tumori. I dati hanno mostrato l’enorme varietà di danni al DNA che caratterizzano diversi tipi di cancro, un elemento che complica la risposta ai trattamenti standard.
L’instabilità genomica, in particolare, è una condizione in cui il DNA delle cellule tumorali presenta danni estesi e continui. È una delle ragioni per cui i tumori diventano più aggressivi e resistenti alla terapia, specie in presenza di metastasi, che rappresentano il 90% dei decessi oncologici.
Una svolta etica oltre che clinica
Lo studio solleva anche una questione di natura etica. Oggi, i medici somministrano la chemioterapia senza avere certezze sull’efficacia nel singolo paziente. Ma se si dispone di un sistema predittivo che indica l’inefficacia del trattamento, è lecito procedere comunque?
Per questo motivo, i ricercatori hanno scelto di non condurre uno studio clinico tradizionale, ma di basare la loro analisi su dati esistenti, simulando in maniera retrospettiva un trial clinico su larga scala.
Redazione