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MERCATI: SOTTO LA CALMA APPARENTE, CRESCE LA TENSIONE

 
MERCATI: SOTTO LA CALMA APPARENTE, CRESCE LA TENSIONE
di Luca Lippi

Il mercato azionario statunitense sta vivendo un momento di quiete tecnica che, per molti analisti, ha il sapore dell’attesa nervosa. È come trovarsi in una zona comfort, un parco giochi dal perimetro ben definito, dove apparentemente tutto è tranquillo.

L’indice S&P 500, in particolare, si trova intrappolato in una “fascia protetta” che, pur offrendo una pausa, accumula al suo interno una forte tensione latente e una volatilità crescente.

Questa compressione è evidente sui grafici (breve divagazione per chi ha una minima dimestichezza): ormai da giorni si susseguono quelle che in gergo tecnico vengono definite inside bars o, nel linguaggio giapponese delle candele, una Harami (che significa “donna incinta”).

Una figura che si forma quando le candele successive restano contenute tra i massimi e i minimi della cosiddetta candela “madre”, nata dopo la brusca flessione del 10 ottobre, un movimento che ha lasciato una “cicatrice” inattesa.

LA FASCIA DI ATTESA

Quella zona compresa tra massimi e minimi della candela madre è diventata il campo di battaglia degli ultimi giorni. All’interno della “pancia” della Harami, i grandi gestori hanno agito in maniera preventiva, rivedendo e riposizionando rapidamente i portafogli per ridurre l’esposizione al rischio.

Questo non significa che il mercato sia immobile, anzi: la rotazione è evidente. I capitali si sono spostati dalle posizioni più aggressive verso asset più sicuri, come i titoli di servizi pubblici (utilities) e le azioni del settore consumer defensive (beni di consumo primari).

Questi aggiustamenti in corso sono la causa principale dell’alternarsi di sessioni nervose, caratterizzate da alti e bassi continui e rapidi cambi di direzione intraday.

Il segnale definitivo sulla direzione futura, tuttavia, non è ancora arrivato. Il mercato attende una rottura decisa del range attuale, che per l’S&P 500 vale circa 200 punti spannometrici (tra 6550 e 6750).

Se l’indice riuscisse a superare con forza il livello di 6750 punti, gli analisti ipotizzano che il resto della strada verso i massimi storici (oltre i 6800) potrebbe essere percorso rapidamente, anche perché i gestori sarebbero costretti a rincorrere i prezzi.

Per ora, è come aver completato un “cambio di stagione” intermedio, ma non si sa ancora se la prossima fase sarà un inverno rigido o un’altra estate di crescita.

ROTAZIONI E ASSENZA DI CARBURANTE

Uscendo dal solo perimetro azionario, le rotazioni hanno beneficiato anche altre asset class.
I bond, visti come rifugio, hanno registrato afflussi di denaro, causando un netto calo dei rendimenti. Persino l’oro, sebbene venerdì scorso sia stato vittima di prese di profitto, ha visto una rinnovata attenzione.

L’ecosistema dei mercati, in sintesi, si adatta ma desta preoccupazione, perché i leader di prima linea – i colossi tecnologici o Big Tech – restano in attesa dei risultati trimestrali.

A rendere il quadro più complesso è l’assenza di dati macroeconomici fondamentali dagli Stati Uniti: a causa del prolungato shutdown governativo, manca da settimane il “carburante” necessario per alimentare gli algoritmi che oggi dominano le dinamiche di mercato. Gli operatori sembrano procedere a “mosca cieca”.

Persino la Federal Reserve (FED), che per le sue decisioni sui tassi si era dichiarata data dependent, si ritrova senza basi solide per le prossime scelte. Questo rende le riunioni future altamente incerte, anche se un taglio dei tassi non appare imminente.

FATTORI DI RISCHIO CRESCENTI

Ci sono diversi fattori di rischio che suggeriscono che la volatilità non sparirà presto.
Oltre all’incertezza sui dati, si aggiungono le criticità delle banche regionali USA, la cui “eccessiva allegria” nel concedere credito sta creando nuove fibrillazioni nel sistema.

A tutto ciò si sommano le tensioni globali, in primis la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, alimentata da nuove indiscrezioni e minacce reciproche.

Il risultato è un mercato polarizzato e nervoso, dove l’alternanza tra ottimismo e pessimismo è quotidiana e la fiducia appare fragile.

CONCLUSIONE

In sintesi, la volatilità sta crescendo: un segnale chiaro che la tranquillità delle ultime settimane era più fragile del previsto.
Ci stiamo muovendo verso una “nuova normalità” dei mercati, dove le certezze diminuiscono e la prudenza torna a essere la virtù dominante.

Il mercato resta in attesa di una direzione, costretto a navigare a vista, senza il supporto dei dati macroeconomici vitali.

Finché l’S&P 500 non uscirà con forza da questa fascia di indecisione, il mantra per investitori e gestori resta uno solo: monitorare costantemente e procedere con cautela  per chi ne ha l’esperienza, lavorando solo intraday.