Così come gli indizi nei polizieschi che si rispettino, come ha stabilito una che ne capiva (Agata Christie), in politica tre convegni sullo stesso argomento fanno una prova, certificando che sta nascendo un'ideuzza stuzzicante o un nuovo progetto.
Qualcosa si muove nella Sinistra, mentre i sindaci fanno la voce grossa
Quindi sapere che, nella capitale, si sono riuniti in parecchi per disquisire su un tema generico che più generico non si può, "È possibile cambiare davvero", con tanto di punto interrogativo, e che ha registrato un parterre de roi, dal ''dominus'' dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, al presidente dei Pd, Stefano Bonaccini, sino al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (e ci limitiamo alla citazione di quelli che erano in prima fila) , deve necessariamente fare pensare che nella testa di qualcuno si stia facendo strada l'idea di sparigliare. Quali carte e sul quale tavolo lo sapremo a tempo debito, ma di certo quando esponenti di partiti diversi si ritrovano nella stessa sala non può essere frutto solo dell'educazione e del galateo della politica, quello che impone di essere presenti col corpo, mentre lo spirito vaga lontano.
Di certo c'è che tra i relatori presenti c'era anche Silvia Salis, che non è ''solo'' il sindaco di Genova, che non è solo bella e intelligente (o intelligente e bella: i parametri di giudizio sono personali), ma è anche un elemento che può creare quella che è il terrore dei politici, ma solo di quelli che comandano: una alternativa.
Che Salis pensi che la vittoria a Genova - affatto banale, eppure netta - l'autorizzi ad ampliare i suoi orizzonti politici è forse esagerato e lei stessa ha detto che non è di sicuro una sua priorità. Ma che possa proporsi come un elemento aggregante di quella parte del Partito democratico che soffre il verticismo della segreteria di Elly Schlein è una ipotesi da non scartare affatto. Anche perché sembra lei incarnare la perfetta antitesi della segretaria Pd.
E non parliamo del suo passato da sportiva praticante (era una martellista di livello europeo e ha conquistato dieci titoli nazionali) e da dirigente del movimento (è stata vicepresidente vicaria del Coni) , né del suo innegabile fascino, della famiglia ''perfetta'' (il marito è il regista Fausto Brizzi, da cui, nel 2023, ha avuto un figlio, Eugenio, che ha avuto anche lui il su momento di celebrità quando, nel corso di una intervista alla madre, si è divertito a togliere la protezione di plastica dei microfoni del giornalisti).
Parliamo del fatto che lei, pur facendo parte di un gruppo di amministratori locali, che vogliono fare sentire la loro voce sin dentro il Palazzo, è forse il volto più spendibile, soprattutto dal punto di vista mediatico, del ''progetto civico'', di quel partito dei sindaci - guai a chiamarlo così, dicono i promotori - che intende, da sinistra, fare la voce grossa, dicendo ai vertici del Pd che loro sono le voce del territorio e che la distanza tra le segrete stanze e la gente è ormai diventata evidente e insostenibile, soprattutto dal punto di vista elettorale.
Anche perché il Partito democratico sembra non capire che il consenso lo si guadagna sul campo, parlando di cose concrete e mettendo da parte la filosofia.
Salis, peraltro, sin dal suo insediamento da sindaco, ha cominciato a parlare un linguaggio pubblico (quello delle occasioni ufficiali, ma anche delle interviste rubate tra un evento e un altro) , quello che fa ricorso alla chiarezza. Come quando ha detto, senza tanti giri di parole, che bisogna smetterla di fare la politica attaccando, ma dicendo cose concrete, per essere ''a favore del futuro''.
Basterà questo approccio a farne una possibile candidata ad un ruolo nazionale?
Forse è meglio andarci piano.
Perché Silvia Salis, per tentare qualcosa, qualsiasi cosa che superi l'orizzonte limitato, seppure bellissimo della sua Genova, deve avere alle spalle molto più che il ''partito dei sindaci'', perché la storia recente del Pd insegna che, quando ci si siede su una poltrona di prestigio, si comincia a lavorare soprattutto per accrescere il prestigio personale. Come raccontano le vicende delle Regioni del Sud a guida Pd dove gli uscenti non vogliono proprio mollare.