Negli ultimi tempi si sente spesso dire che il dollaro americano si sta svalutando, cioè che vale meno rispetto ad altre monete come l’euro. Ma non è vero! In realtà, quando si parla del valore delle monete, bisogna essere un po’ più precisi, perché i termini “svalutazione” e “rivalutazione” non sempre descrivono quello che succede davvero.
SVALUTAZIONE O DEPREZZAMENTO: DUE PAROLE SIMILI MA NON UGUALI
La parola svalutazione viene usata quando è uno Stato o una banca centrale a decidere di abbassare ufficialmente il valore della propria moneta. È quello che succedeva in passato, quando i governi “svalutavano” la moneta per rendere i propri prodotti più convenienti all’estero. Oggi però, per il dollaro o l’euro, questo non avviene più: il loro valore cambia liberamente ogni giorno in base agli scambi sui mercati finanziari. Per questo, invece di “svalutazione”, sarebbe meglio dire deprezzamento, cioè una perdita di valore naturale, causata dal mercato e non da una decisione politica.
COME FUNZIONA IL MERCATO DELLE MONETE
Le monete si scambiano in un mercato chiamato mercato valutario o Forex (abbreviazione di foreign exchange). È un mercato che funziona 24 ore su 24, perché il commercio mondiale non si ferma mai. Ogni volta che una persona, un’azienda o una banca compra o vende una moneta straniera, contribuisce a farne cambiare leggermente il valore. semplicemente che per comprare 1 euro servono 1,165 dollari. Se il numero aumenta, vuol dire che il dollaro si indebolisce; se diminuisce, il dollaro si rafforza.
UNO SGUARDO AL PASSATO: COM’ERA IL CAMBIO PRIMA
Oggi molti giornali dicono che il dollaro è debole, perché nel 2022 il cambio tra euro e dollaro era sceso sotto la parità: 1 dollaro valeva più di 1 euro. Ma se guardiamo più indietro, scopriamo che nel 2008, prima della grande crisi economica mondiale, ci volevano 1,60 dollari per comprare 1 euro. Questo significa che allora il dollaro valeva molto meno rispetto all’euro di oggi. Se oggi parliamo di “svalutazione” con un cambio a 1,16, come avremmo dovuto definirlo quando servivano addirittura 1,60 dollari per un euro? La verità è che il valore delle monete cambia continuamente, e va sempre interpretato nel tempo.
QUANDO È NATO L’EURO E QUANTO VALEVA
L’euro è nato il 1° gennaio 1999. Quel giorno valeva 1,174 dollari, quindi praticamente lo stesso valore che ha oggi. Questo dato è importante: mostra che, nel lungo periodo, non c’è stata una grande variazione complessiva nel rapporto tra euro e dollaro. Se trovate grafici del cambio “euro-dollaro” che risalgono a prima del 1999, non sono errori. Si tratta di ricostruzioni storiche basate sui valori delle vecchie monete europee, come il Marco tedesco, che prima del 1999 venivano scambiate contro il dollaro. Guardando solo i dati ufficiali dal 1999 a oggi, possiamo dire che per più della metà di questo periodo (circa 14 anni su 26) il dollaro è stato più debole di oggi. Dunque, non si può dire che oggi il dollaro sia svalutato: si trova semplicemente su un livello intermedio rispetto alla sua storia recente.
IL VALORE DELL’EURO E PERCHÉ CONTINUA A SALIRE
L’Euro Index, cioè l’indice che misura la forza dell’euro rispetto alle altre monete del mondo, è cresciuto costantemente dal 2016. Questo vuol dire che l’euro, nel tempo, si è rafforzato, anche se l’economia europea non sta attraversando un periodo facile. Infatti, paesi come Francia e Germania vivono momenti di debolezza economica, e la crescita generale in Europa è lenta. Eppure, l’euro si mantiene forte. Perché? La risposta è nel ruolo del dollaro nel mondo, e anche nella presunzione di una classe politica “eurpea” di vere e proprie teste a pinolo .
PERCHÉ IL DOLLARO È COSÌ IMPORTANTE
Il dollaro è da decenni la valuta di riserva mondiale. Significa che molti Paesi — come Cina, Russia e Giappone — tengono grandi quantità di dollari nelle loro riserve ufficiali, cioè nei loro “salvadanai”
economici. Inoltre, quasi tutte le materie prime più importanti, come il petrolio, il gas o il grano, si comprano e si vendono in dollari. Questo fa sì che nel mondo circoli una quantità enorme di dollari. Se, per esempio, la Cina decide di vendere una parte di queste riserve in dollari, sposterà una parte dei suoi soldi verso altre valute più liquide, qualcuno direbbe “sicure “ma per quanto riguarda l’Euro è proprio il caso di ricordare che di sicuro c’è solo un’altra cosa! In questo modo, l’euro si rafforza. Ma questo ha anche un effetto negativo per l’Europa: un euro troppo forte rende i nostri prodotti più costosi all’estero, e quindi riduce la competitività delle esportazioni. È quella che gli economisti chiamano “guerra delle valute”: una sfida silenziosa, ma che può pesare molto sull’economia reale.
IL FENOMENO DELLA "DOLLARIZZAZIONE"
Quando si parla di dollarizzazione, si indica il fatto che il dollaro è presente quasi ovunque nel mondo, anche in Paesi dove non è la moneta ufficiale. Molti Stati, soprattutto quelli con economie fragili, usano il dollaro come moneta parallela per proteggersi dall’inflazione o dalle crisi interne. Questo fenomeno ha effetti contrastanti. Da un lato, aiuta gli Stati Uniti, perché rende più competitive le esportazioni americane: con un dollaro meno forte, i loro prodotti costano meno per chi li compra dall’estero. Dall’altro lato, però, riduce l’interesse degli investitori stranieri ad acquistare titoli di Stato americani, cioè il debito pubblico degli Stati Uniti, che ha raggiunto livelli molto alti. In pratica, un dollaro più debole può essere utile per il commercio, ma pericoloso per il debito.
NON ESISTE UNA VERA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO
Possiamo quindi dire che non esiste una risposta semplice alla domanda “il dollaro si sta svalutando?”. Negli ultimi anni sì, il dollaro ha perso un po’ di valore, mentre l’euro si è rafforzato. Ma non si tratta di un crollo improvviso o di un segnale di crisi. È semplicemente un normale movimento del mercato, che riflette i cambiamenti dell’economia mondiale. In futuro, il dollaro potrebbe continuare a indebolirsi un po’, oppure riprendersi. In ogni caso, non c’è nulla di anomalo: è solo una parte del continuo equilibrio che regola i rapporti tra le grandi valute del pianeta.