Ai tempi del fascismo il termine ''disfattista'' divenne sinonimo di nemico della patria, alla quale si poteva essere di nocumento non mostrando entusiasmo, al punto che poteva anche costare un processo. In Cina si sta arrivando a questo con le autorità centrali che hanno messo nel mirino il sentimento dello sconforto che si traduce in commenti che mettono, quindi, in cattiva luce il Paese.
In Cina vietato essere pessimisti e dirlo sui social
La Cyberspace Administration cinese, in questi giorni, ha lanciato una campagna - della durata di due mesi - che ha come obiettivo quello di frenare la pubblicazione di post sui social media che "esagerano eccessivamente i sentimenti negativi e pessimistici". L'obiettivo, secondo le autorità, è quello di "rettificare le emozioni negative" e "creare un ambiente online più civile e razionale".
Nel mirino ci sono narrazioni come "studiare è inutile" e "il duro lavoro è inutile", così come storie che promuovono la "stanchezza del mondo". Queste frasi, prese da Pechino ad esempio negativo, sono comunque il riflesso di una delicata contingenza economica (aggravata dai dazi imposti dal presidente americano Donald Trump anche sulle merci cinese), in cui ha un peso enorme la crisi immobiliare, che rischia di restare tale ancora per molto tempo, visto che i cinesi non si vogliono più indebitare per comprare case.
C'è, poi, anche la disoccupazione giovanile (dopo una concorrenza spietata per l'ammissione all'università), dopo un periodo in cui tutti trovavano un'occupazione. Uno scenario che portato ad un senso di disillusione tra le sue giovani generazioni, quelle che poi, appunto, si sfogano sui social, ponendo profondi interrogativi sulle prospettive future, anche per un quadro economico che rischia di non essere quello della generazione dei loro genitori.
L'ansia di Pechino per la frustrazione ribollente si è manifestata in un'ondata di sanzioni che hanno colpito gli influencer e le piattaforme dei social media del Paese. La scorsa settimana, il noto creatore di contenuti Hu Chenfeng ha avuto i suoi account sui social media ripuliti da tutti i post. Nessuno sa perché, dal momento che i funzionari cinesi non hanno dato spiegazioni.
Ma è opinione diffusa che ciò sia avvenuto in risposta a un commento virale che aveva fatto di recente, classificando persone e oggetti come "Apple" o "Android", con quest'ultimo usato per descrivere cose inferiori al primo. "La tua è una tipica logica Android, una persona Android, una qualifica Android", ha snocciolato durante un livestream che da allora è stato ampiamente condiviso online.
Mentre la gag è stata rapidamente accolta da molti utenti cinesi dei social media, altri hanno accusato Hu di seminare divisioni sociali. La censura non è una novità per l'Internet cinese. Tutto ciò che suggerisce critiche al Partito, ai suoi leader, o tocca argomenti controversi che hanno implicazioni politiche, scompare rapidamente.
Ciò che è insolito in questa campagna contro il pessimismo è che sembra prendere di mira una serie di comportamenti online che potrebbero creare o aumentare un senso di negatività. La Cina vuole che anche le piattaforme di social media svolgano un ruolo nella sua massiccia pulizia di Internet.
In settembre la Cyberspace Administration ha dichiarato che avrebbe inflitto "punizioni severe" contro le app di social media Xiaohongshu, Kuaishou e Weibo per non aver tenuto a freno i contenuti "negativi", come "sensazionalizzare gli aggiornamenti personali delle celebrità" e altre "informazioni banali".
"Un cyberspazio chiaro e sano è nell'interesse delle persone", ha affermato la Cyberspace Administration.
Recenti ricerche mostrano che c'è effettivamente un crescente pessimismo sulle prospettive future in Cina. Gli esperti dicono che il Partito ne è ben consapevole, motivo per cui sta cercando di reprimere le prove. Ma funzionerà?