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FED, IL TAGLIO DELLA DISCORDIA: TASSI GIÙ, MA L’INCERTEZZA REGNA SOVRANA

 
FED, IL TAGLIO DELLA DISCORDIA: TASSI GIÙ, MA L’INCERTEZZA REGNA SOVRANA
di Luca Lippi

La notizia principale sembra semplice: la Federal Reserve, ovvero la Banca Centrale americana, ha deciso di abbassare il costo del denaro. I tassi di interesse sono stati tagliati dello 0,25 per cento (in gergo tecnico “25 punti base”), portandoli in una fascia compresa tra il 3,50 per cento e il 3,75 per cento.
A prima vista, potrebbe sembrare un segnale positivo, il classico “liberi tutti” che piace ai mercati. Tuttavia, grattando sotto la superficie, emerge una situazione molto più caotica e preoccupante di quanto dicano i numeri.

UNA CASA DIVISA: LA SPACCATURA INTERNA

Il problema non è il taglio in sé, che era atteso, ma il modo in cui ci si è arrivati. Immaginate il consiglio di amministrazione della banca più potente del mondo come una famiglia che non riesce a mettersi d'accordo su dove andare in vacanza. Per la prima volta dal 2019, la decisione non è stata unanime, anzi: ci sono stati ben tre voti contrari, un evento rarissimo.

La divisione è totale:

  • I Falchi (come Goolsbee e Schmid) volevano tenere i tassi alti perché temono che l'inflazione riparta.

  • Le Colombe (come Miran) volevano tagliare molto di più (0,50 per cento) per dare ossigeno all'economia.

  • Nel mezzo c'è Jerome Powell, il presidente, che cerca di tenere insieme i pezzi navigando a vista.

NAVIGARE NELLA NEBBIA: DATI CONTRADDITTORI

Perché c'è tanta confusione? Perché l'economia sta mandando segnali misti, come un semaforo che segna verde e rosso contemporaneamente:

  • L'inflazione è al 2,8 per cento. È scesa rispetto al passato, ma è ancora sopra l'obiettivo ideale del 2 per cento. Quindi i prezzi corrono ancora troppo.
  • La disoccupazione sta salendo (è al 4,4 per cento), il che significa che più persone faticano a trovare lavoro.
  • La crescita economica, però, è stata rivista al rialzo per il 2026.

In questo scenario, la Fed ha ammesso di non avere un piano preciso a lungo termine. Il famoso "dot plot" (il grafico che mostra le previsioni dei vari membri della Fed) è un quadro astratto: metà dei banchieri vede i tassi fermi per tutto l'anno prossimo, l'altra metà prevede altri tagli. La guida sicura è sparita; ora si decide "riunione per riunione".

L’OMBRA DELLA POLITICA

A complicare tutto c'è il fattore politico. Il mandato di Powell scade a maggio e Donald Trump ha già fatto capire di aver scelto il successore, che verrà annunciato nel 2026. La Fed si trova quindi schiacciata tra le pressioni dei mercati finanziari e quelle della Casa Bianca. Quella che dovrebbe essere un'istituzione indipendente, oggi sembra scricchiolare sotto il peso della politica.

COSA SUCCEDE AI NOSTRI SOLDI?

Nonostante la confusione interna, i mercati hanno reagito positivamente nell'immediato: la borsa americana (S&P 500) è salita e i rendimenti dei titoli di stato sono scesi. La Fed ha anche avviato un programma tecnico per comprare titoli di stato e garantire che ci sia abbastanza denaro liquido in circolo (anche se ci tengono a precisare che non è il vecchio "Quantitative Easing", ovvero la stampa di moneta massiccia).
In sintesi: il taglio c'è stato, ma chi cerca certezze sul futuro resterà deluso. Siamo in una fase di transizione e incertezza

IL FACCIA A FACCIA: LE PAROLE DI POWELL SOTTO LA LENTE

Dopo l'annuncio dei tassi, i riflettori si sono spostati sulla conferenza stampa. È qui che i giornalisti hanno cercato di mettere alle strette Jerome Powell per capire cosa accadrà nei prossimi mesi. La prima, inevitabile domanda riguarda il futuro immediato: la Fed ha finito il lavoro o ci sono altri tagli all'orizzonte?

Q: La Fed sta pensando di fermarsi qui con i tagli? Oppure arriveranno altri?
Powell: “Siamo dentro un intervallo plausibile di neutralità. Da qui la discussione è se fermarci, ridurre un po’ di più, o ridurre più di un po’. Valuteremo passo dopo passo.”

Powell parla di "neutralità", un concetto che possiamo immaginare come la marcia neutra di un’auto: i tassi non sono né così alti da frenare l'economia, né così bassi da accelerarla troppo. Ma il vero nodo di questa riunione, come abbiamo visto, è la spaccatura interna al consiglio. Perché così tanti membri non sono d'accordo?

Q: Perché così tanti dissensi nel comitato?
Powell: “I due obiettivi della Fed sono in tensione. Tutti concordano che l’inflazione è ancora alta e che il mercato del lavoro si è indebolito. La differenza sta in come si pesano questi rischi. È raro avere una tensione così persistente tra le due parti del mandato.”

Oltre alle divisioni interne, c'è un problema pratico che complica la vita alla Banca Centrale: la qualità dei dati economici. Con il rischio di uno "shutdown" (il blocco delle attività governative USA per mancanza di fondi), c'è il timore che le statistiche su cui si basano le decisioni siano inaffidabili.

Q: Quanto pesa lo shutdown sulla qualità dei dati?
Powell: “I dati possono essere distorti, non solo più volatili. Ma i numeri di dicembre arriveranno in tempo per il meeting di gennaio e ci daranno un quadro molto più chiaro.”

Tornando alle tensioni interne, i giornalisti incalzano: se i banchieri continuano a litigare su ogni virgola, la Fed rischia di paralizzarsi proprio quando serve agire?

Q: I continui dissensi rendono più difficile tagliare ancora?
Powell: “Non penso che siamo a un punto in cui i dissensi diventano controproducenti. È una situazione complessa. Potrei sostenere credibilmente entrambe le posizioni.”

Powell cerca di minimizzare, ma i numeri raccontano una storia diversa. Il consenso si sta sgretolando mese dopo mese.

Q: Quanto sostegno c’è stato davvero per il taglio di oggi?
Powell: “Nove membri su dodici hanno votato a favore. È un sostegno ampio.”
(Nota: negli ultimi mesi, il supporto ai tagli si è ridotto da 11 a 10 a 9 membri.)

Dato che il consenso cala e i dati sono incerti, molti si chiedono se la mossa più saggia ora non sia fermarsi un attimo per capire meglio la situazione.

Q: La Fed è pronta a una pausa?
Powell: “Siamo ben posizionati per aspettare e vedere come evolverà l’economia da qui. Nei prossimi mesi arriverà una grande quantità di dati.”

Infine, una domanda tecnica ma fondamentale. La Fed ha annunciato acquisti di titoli di stato ("Treasury Bill"). Molti temono o sperano che questo sia un ritorno al "Quantitative Easing", ovvero la stampa di moneta per stimolare l'economia. Powell ci tiene a spegnere subito questa interpretazione.

Q: Gli acquisti di Treasury Bill sono una forma di stimolo?
Powell: “No. Servono solo a mantenere riserve bancarie abbondanti. L’acquisto resterà elevato per alcuni mesi, poi si ridurrà. È una misura tecnica di gestione della liquidità.”

COSA CI PORTIAMO A CASA: UNA FED PIÙ MORBIDA, MA SENZA BUSSOLA

Cosa rimane, dunque, dopo aver ascoltato queste risposte? La conferenza di Powell ci restituisce l'immagine di una Banca Centrale che cerca di trasmettere calma, pur navigando in acque agitate.

Il messaggio di fondo è che non c'è nessuna emergenza, ma nemmeno nessuna certezza. Powell ci dice che i dati economici non sono cambiati drasticamente e che i rischi sono bilanciati: l'inflazione preoccupa ancora un po', ma anche la disoccupazione inizia a fare paura. Per questo motivo, la strategia dell'autopilota è stata spenta. Non ci sono promesse di tagli futuri, né minacce di rialzi: si deciderà "incontro per incontro".

Nonostante la cautela verbale, però, i mercati finanziari hanno letto tra le righe un segnale positivo.
Perché le borse salgono e i rendimenti scendono se c'è tutta questa incertezza? Perché gli investitori hanno percepito una Fed meno rigida. Il fatto che Powell ammetta la debolezza del mercato del lavoro suggerisce che, se le cose dovessero peggiorare (ad esempio se la disoccupazione salisse ancora), la Fed sarebbe pronta a intervenire per salvare l'economia.

È quella che in gergo si chiama una reazione "risk-on moderata": c'è voglia di investire, perché la paura di una Banca Centrale nemica dei mercati si sta allontanando. L'idea dominante è quella di un "atterraggio morbido", guidato da una Fed che, pur confusa e divisa, sembra disposta a diventare più accomodante per evitare il peggio.