La ricerca guidata dalla prof.ssa Silvia G. Priori apre nuove prospettive contro scompenso e aritmie
La ricerca italiana segna un nuovo traguardo: la prof.ssa Silvia G. Priori, docente e direttrice di cardiologia molecolare, ha ottenuto un ERC Advanced Grant, uno dei più prestigiosi finanziamenti europei per la ricerca scientifica. Il progetto, in collaborazione con l’Università di Pavia, si concentra sulla terapia genica per le patologie cardiache ad alta prevalenza come scompenso, arresto cardiaco e gravi aritmie.
Il cuore della ricerca: DNA e RNA contro le patologie
Il focus del progetto è lo sviluppo di terapie innovative basate su DNA e RNA, capaci di agire direttamente sulle proteine responsabili delle patologie.
“È la prima volta che applichiamo questo approccio a malattie cardiache ad alta prevalenza come lo scompenso cardiaco – spiega la prof.ssa Priori –. Abbiamo già raccolto dati preliminari e sintetizzato molecole promettenti che potrebbero affiancarsi alle terapie esistenti. L’obiettivo è offrire nuove soluzioni a una malattia che colpisce oltre 50 milioni di persone nel mondo”.
Le terapie molecolari sono già state sperimentate con successo in malattie genetiche rare, mostrando la capacità di correggere il difetto alla base della patologia. La sfida ora è trasferire questa efficacia anche alle malattie comuni del cuore.
L’Italia tra i protagonisti della ricerca europea
Il progetto della prof.ssa Priori è tra i 25 Advanced Grants finanziati in Italia nel 2024. Con 37 grant complessivi vinti da ricercatori italiani, compresi quelli che operano all’estero, l’Italia si colloca al secondo posto in Europa dopo Regno Unito e Germania.
Un risultato che rafforza la presenza del nostro Paese nello scenario scientifico europeo, soprattutto in un ambito – quello delle patologie cardiovascolari – che rappresenta ancora la principale causa di morte a livello mondiale, come confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Ricerca, giovani e trasferimento tecnologico
“Un risultato straordinario, che premia il lavoro di tanti ricercatori e offre un grande stimolo per i giovani che si avvicinano alla ricerca – dichiara la prof.ssa Priori –. La ricerca italiana soffre ancora di carenze strutturali: mancano strumenti tecnologici avanzati, borse di studio e fondi per sostenere la carriera dei giovani. Non è un caso se tanti talenti emigrano all’estero. Eppure, anche con risorse contenute, raggiungiamo risultati eccellenti. Immaginiamo cosa potremmo fare con investimenti più importanti”.
La docente sottolinea anche l’importanza del trasferimento tecnologico: “Non basta pubblicare un paper con alto Impact Factor. Le scoperte devono diventare brevetti, prodotti e terapie concrete. La ricerca non è un lusso, ma un valore aggiunto per l’intero sistema sanitario”.
Prospettive per la sanità del futuro
Il progetto dimostra come l’innovazione biomedica possa rappresentare una svolta per ridurre i costi e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Le terapie geniche potrebbero infatti offrire, in molti casi, soluzioni definitive con una singola somministrazione, riducendo la necessità di dispositivi impiantabili, visite ed esami ripetuti.
Un traguardo che testimonia l’impatto che la ricerca scientifica italiana può avere non solo sul piano accademico, ma anche sulla salute pubblica e sulla sostenibilità del sistema sanitario.