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Allattare al seno dopo un tumore è sicuro: conferme da due studi internazionali

 
Allattare al seno dopo un tumore è sicuro: conferme da due studi internazionali
Redazione

Pubblicazioni su Journal of Clinical Oncology e Journal of the National Cancer Institute dimostrano che l’allattamento non aumenta il rischio di recidiva e rafforza il legame madre-bambino

Per la prima volta, due studi internazionali dimostrano che l’allattamento al seno dopo un tumore mammario è sicuro per la donna e vantaggioso per il bambino. I risultati, pubblicati su Journal of Clinical Oncology (JCO) e Journal of the National Cancer Institute (JNCI), confermano che nutrire il neonato al seno non aumenta il rischio di recidiva né di sviluppare un nuovo cancro alla mammella controlaterale.

Entrambe le ricerche portano la firma di Fedro Peccatori, Direttore dell’Unità Fertilità e Procreazione dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, come primo autore per JCO e coautore per JNCI.

I dati degli studi: sicurezza oncologica e benefici relazionali

Lo studio apparso su JNCI ha analizzato i dati di 4372 pazienti con mutazioni BRCA1 o BRCA2 operate di tumore al seno in 78 centri del mondo. L’analisi conferma che l’allattamento non comporta un aumento di rischio oncologico, dimostrando che è possibile conciliare le esigenze materne e quelle del neonato.

Parallelamente, il lavoro pubblicato su JCO nasce nell’ambito dello studio Positive, considerato una pietra miliare per la maternità nelle pazienti operate di tumore al seno ormono-responsivo. Positive aveva già dimostrato che è possibile sospendere temporaneamente la terapia endocrina per intraprendere una gravidanza senza aumentare il rischio di recidiva. Con questo nuovo filone, la ricerca chiarisce che anche l’allattamento materno è compatibile con la sicurezza oncologica.

Il valore dell’allattamento dopo un tumore

«Il nostro studio lancia alle donne un messaggio chiaro: chi lo desidera, può allattare al seno senza paura di compromettere in qualche modo gli esiti della terapia oncologica o di aumentare le probabilità che la malattia si ripresenti», afferma Peccatori. «Possiamo inoltre affermare che l’allattamento dalla sola mammella non operata è del tutto equivalente a quello bilaterale. La produzione di latte dipende dalla frequenza e durata delle poppate, non dal numero di seni disponibili».

Lo studio evidenzia anche la dimensione psicologica: per molte pazienti l’allattamento rappresenta un momento di riaffermazione del legame intimo con il bambino, prolungando la relazione esclusiva vissuta in gravidanza.

La più ampia casistica mai analizzata

Nell’ambito dello studio Positive, i ricercatori hanno preso in esame oltre 300 donne, delle quali il 60% ha scelto di allattare. In più della metà dei casi (52,6%), l’allattamento è durato più di quattro mesi. L’incidenza di recidive oncologiche a due anni è risultata simile a quella delle donne che non hanno allattato, attestandosi poco sopra il 3%.

Un dato interessante riguarda il tipo di chirurgia: l’allattamento è risultato più frequente nelle donne che hanno avuto una chirurgia conservativa (quadrantectomia) rispetto a chi ha subito una mastectomia, sottolineando l’impatto di quest’ultima sull’immagine corporea femminile. «In futuro – conclude Peccatori – dobbiamo concentrarci per aiutare le donne a superare il trauma e la percezione di “mammella estranea”».

Un cambio di paradigma in oncologia

Per anni la maternità e l’allattamento dopo un tumore al seno sono stati considerati un tabù. Oggi, grazie a questi risultati, si apre una nuova prospettiva di speranza e normalità per migliaia di donne che affrontano la malattia. La conferma scientifica che allattare al seno dopo un tumore non solo è possibile, ma è sicuro, rappresenta un traguardo importante nella medicina personalizzata e nella qualità della vita delle pazienti.