Per le persone che si trovano in coma, la valutazione del livello di coscienza è sempre stata affidata a esami visivi soggettivi. I medici osservano i pazienti e cercano segnali di risposta, ma i piccoli movimenti possono passare inosservati, rallentando la diagnosi.
Un nuovo studio ha dimostrato che l’intelligenza artificiale (AI) può essere un alleato decisivo. Un team di ricercatori ha videoregistrato 37 pazienti con lesioni cerebrali recenti, apparentemente in stato comatoso. Analizzando i filmati, l’AI ha monitorato in dettaglio i movimenti facciali in risposta a comandi come “apri gli occhi” o “tira fuori la lingua”.
I risultati sono sorprendenti: lo strumento di AI ha rilevato i movimenti degli occhi 4,1 giorni prima e quelli della bocca 8,3 giorni prima rispetto ai medici. “Quello che abbiamo scoperto è che i pazienti sviluppano movimenti prima di passare ad altri più evidenti”, ha spiegato Sima Mofakham, neuroscienziata computazionale della Stony Brook University e autrice senior dello studio. Questo suggerisce che in alcuni casi i pazienti siano coscienti giorni prima che i medici se ne accorgano.
Inoltre, i pazienti che hanno mostrato movimenti facciali più ampi e frequenti hanno registrato anche prognosi migliori, dimostrando che la tecnologia non solo rileva la coscienza, ma può anche aiutare a prevedere l’evoluzione clinica.
La diagnosi precoce della coscienza è un passo clinicamente fondamentale. Secondo Jan Claassen, neurologo della Columbia University, “i segni di coscienza possono fornire un ulteriore livello di informazioni per i medici e i familiari che scelgono tra una serie di trattamenti, dalle cure palliative alle terapie più aggressive”.
Individuare prima i segnali permette infatti alle équipe sanitarie di avviare tempestivamente programmi di riabilitazione neurologica, aumentando le probabilità di recupero delle funzioni motorie e cognitive.
Lo studio apre così una nuova frontiera nell’integrazione tra AI e medicina, con la possibilità di offrire speranza e strumenti concreti alle famiglie dei pazienti e al personale sanitario.