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Parkinson, nuova scoperta: l’iperattivazione dei neuroni della dopamina causa la loro morte

 
Parkinson, nuova scoperta: l’iperattivazione dei neuroni della dopamina causa la loro morte
Redazione

Uno studio del Gladstone Institute, pubblicato su eLife, rivela che l’attività eccessiva dei neuroni dopaminergici può guidare la degenerazione tipica della malattia di Parkinson.

L’iperattivazione cronica dei neuroni della dopamina può portarli all’esaurimento e alla morte cellulare, riproducendo lo stesso meccanismo osservato nei pazienti affetti da morbo di Parkinson. È la conclusione di uno studio innovativo condotto dal Gladstone Institute di San Francisco e pubblicato sulla rivista scientifica eLife.

Perché muoiono i neuroni dopaminergici

Gli scienziati sanno da tempo che, con il progredire della malattia, un particolare sottoinsieme di neuroni dopaminergici nella substantia nigra degenera, causando tremori, rigidità muscolare e difficoltà motorie. Ma la causa di questa vulnerabilità restava poco chiara.

Il nuovo lavoro, coordinato da Ken Nakamura, dimostra che l’attivazione cronica dei neuroni nei topi porta direttamente alla loro degenerazione. Attraverso un recettore specifico introdotto geneticamente, i ricercatori hanno stimolato in modo continuo i neuroni dopaminergici somministrando il farmaco clozapina-N-ossido (CNO) nell’acqua potabile degli animali.

Entro pochi giorni, gli animali mostravano alterazioni nei cicli di attività giornaliera; dopo una settimana, degeneravano gli assoni dei neuroni, e nel giro di un mese le cellule cominciavano a morire.

Un modello identico al Parkinson umano

Il processo ha colpito in particolare i neuroni della dopamina localizzati nella substantia nigra, risparmiando quelli coinvolti nella motivazione e nelle emozioni: lo stesso schema osservato nelle persone con Parkinson.

Le analisi molecolari hanno mostrato che l’iperattivazione induce alterazioni nei livelli di calcio e nei geni legati al metabolismo della dopamina, segnali cruciali per comprendere come l’attività neuronale eccessiva porti alla degenerazione.

Nuove ipotesi sulle cause e prospettive terapeutiche

Secondo Nakamura, più fattori potrebbero contribuire all’iperattività dei neuroni dopaminergici: predisposizioni genetiche, esposizione a tossine ambientali, o un circolo vizioso innescato dalla perdita progressiva di cellule nervose.

Una domanda generale nel campo della ricerca sul Parkinson è stata perché le cellule più vulnerabili alla malattia muoiono. Rispondere a questa domanda potrebbe aiutarci a capire perché si verifica la malattia e indicare nuovi modi per trattarla”, afferma Nakamura.

Questa scoperta apre la strada a possibili trattamenti mirati a riequilibrare l’attività neuronale, con l’obiettivo di proteggere le cellule cerebrali vulnerabili e rallentare la progressione del morbo di Parkinson, che oggi colpisce milioni di persone nel mondo.