Lo studio italiano PURITY-Extended rivela un disturbo troppo sottovalutato. Gli esperti SIGO: “Serve riconoscimento precoce, terapie efficaci e formazione dei ginecologi”
Nella narrazione comune la gravidanza viene spesso presentata come un periodo luminoso, sereno, quasi idilliaco. Ma per molte donne la realtà è profondamente diversa. La nausea e il vomito in gravidanza (NVP) rappresentano uno dei disturbi più diffusi e al tempo stesso più sottovalutati dell’intero percorso gestazionale. Secondo il nuovo studio PURITY-Extended, promosso dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), circa il 70% delle donne soffre di NVP e nel 40% dei casi i sintomi persistono oltre il quinto mese.
Un fenomeno che può generare non solo disagio fisico, ma anche importanti ripercussioni emotive e psicologiche. L’OMS, così come l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), sottolinea da anni come una NVP non trattata sia correlata a maggiore rischio di disidratazione, perdita di peso, ansia, depressione post-partum e aumento delle ospedalizzazioni. Eppure, in Italia, il disturbo continua a essere considerato “normale” o “fisiologico”, portando molte donne a non richiedere aiuto tempestivamente.
Uno studio unico in Italia: 900 donne monitorate per tutti i trimestri
Il PURITY-Extended, realizzato con contributo non condizionato di Italfarmaco, è il primo studio clinico multicentrico italiano ad aver analizzato l’evoluzione dei sintomi trimestre per trimestre, su un campione di quasi 900 donne distribuite in tutto il Paese.
Un lavoro considerato particolarmente prezioso dagli esperti, perché colma un vuoto di conoscenza su un disturbo che, pur essendo estremamente comune, non viene ancora gestito in modo uniforme sul territorio nazionale.
SIGO: “La NVP non è un fastidio, è un disturbo reale che richiede attenzione”
«Dalla ricerca è emerso che circa il 70% delle donne in gravidanza sperimenta nausea e vomito, senza differenze significative tra primipare e pluripare […] nel 40% dei casi i disturbi persistono oltre il quinto mese», spiega Nicola Colacurci, Past President SIGO e già Professore Ordinario all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Colacurci sottolinea come il ritardo nell’avvio di un trattamento efficace sia uno dei fattori principali che prolunga i sintomi e compromette la qualità della vita.
A confermarlo è anche Irene Cetin, Professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università degli Studi di Milano e Direttore della Struttura Complessa di Ostetricia del Policlinico di Milano:
«È importante che la NVP venga riconosciuta come un disturbo reale […]. Per la gestione corretta sono disponibili terapie di prima linea, come l’associazione tra Doxilamina e Piridossina, efficaci e sicure se iniziate precocemente».
Una raccomandazione che trova conferma anche nelle linee guida NHS inglesi, secondo cui la Doxilamina-Piridossina rappresenta il trattamento iniziale più appropriato nelle forme da moderate a gravi.
Perché le donne non chiedono aiuto? Diffidenza verso i farmaci e scarsa consapevolezza
Lo studio evidenzia come il momento del primo controllo ostetrico non cambi nelle donne che soffrono di NVP rispetto al resto della popolazione gestante. In altre parole, le future mamme non cercano aiuto prima, nemmeno quando i sintomi compaiono nelle prime settimane.
Dopo la prima visita, solo il 50% delle donne con sintomi gravi riceve un trattamento farmacologico. Alla base, spiegano gli esperti SIGO, persiste una forte cultura di rassegnazione: “La nausea in gravidanza è normale”.
Questa convinzione, però, non è soltanto antiquata: può diventare dannosa. L’OMS ha ribadito che ignorare o minimizzare i sintomi porta a un peggioramento della sintomatologia, stress emotivo e maggiore ricorso a cure ospedaliere, soprattutto nei casi di iperemesi gravidica, la forma più severa di NVP.
Gli strumenti che fanno la differenza: PUQE Test e HELP Score
Oltre alle terapie, un ruolo determinante è svolto dagli strumenti di valutazione clinica:
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PUQE Test (Pregnancy-Unique Quantification of Emesis): un sistema internazionale semplice e immediato per misurare intensità e andamento dei sintomi.
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HELP Score, più completo, specifico per le forme gravi e per l’iperemesi gravidica, basato su 12 domande che monitorano sintomi, idratazione, assunzione di cibo, trattamenti e progressi.
Questi strumenti, ampiamente utilizzati in Canada, USA e Regno Unito, sono fondamentali per una presa in carico strutturata e uniforme. Per SIGO rappresentano la base per una gestione più moderna e scientifica della NVP.
Un impegno nazionale: uniformare diagnosi, criteri e trattamenti
«Il nostro obiettivo è uniformare la valutazione e la gestione della NVP sul territorio nazionale […]», afferma Elsa Viora, Presidente eletto SIGO.
«La diffusione dei risultati dello studio PURITY-Extended è un passaggio fondamentale per accrescere la consapevolezza nella comunità scientifica».
Uno sforzo che richiede formazione, aggiornamento costante e un approccio multidisciplinare.
Il ruolo dell’industria farmaceutica: la ricerca di Italfarmaco
«Italfarmaco da sempre promuove iniziative e studi come il PURITY-Extended […]», dichiara Mario Mangrella, Direttore Medico Scientifico e Affari Regolatori. «Il nostro impegno è migliorare la qualità della vita delle donne in tutte le fasi della loro vita».
Non un semplice fastidio, ma una questione di salute pubblica
La NVP non è un inevitabile “effetto collaterale” della gravidanza: è un disturbo clinico che merita attenzione, terapie efficaci, ascolto e rispetto.
Riconoscerlo e trattarlo in modo tempestivo significa proteggere la salute fisica, psicologica e sociale di milioni di donne.
Lo studio PURITY-Extended rappresenta oggi uno degli strumenti più solidi per cambiare la cultura della NVP in Italia e garantire una gravidanza più serena, sicura e consapevole.