Remissioni complete nel 40% dei casi, risposta globale del 77% nei pazienti a basso carico e sopravvivenza a 5 anni vicina al 90% se somministrata precocemente
La conferma definitiva arriva sulle pagine della prestigiosa rivista Nature Medicine: le cellule CAR-T GD2, sviluppate e sperimentate all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, si dimostrano sicure ed efficaci nel trattamento del neuroblastoma refrattario o recidivante.
Lo studio clinico di fase I/II, avviato nel 2018 e ora giunto alla sua analisi finale, consolida i risultati già pubblicati nel 2023 sul New England Journal of Medicine, allora limitati a 27 pazienti. Oggi la casistica si allarga a 54 bambini, con un follow-up mediano di oltre quattro anni che certifica la capacità della terapia di indurre remissioni durature e migliorare significativamente la prognosi di uno dei tumori pediatrici più difficili da trattare.
Le parole di Locatelli: “Sempre più vicini a rendere la terapia parte integrante delle cure standard”
Tre sottogruppi hanno mostrato risultati particolarmente incoraggianti:
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bambini con basso carico di malattia,
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pazienti trattati dopo al massimo due linee di terapia convenzionale,
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bambini i cui linfociti, da cui sono state generate le CAR-T, erano stati raccolti già alla diagnosi.
«Abbiamo iniziato questo percorso molti anni fa con l’obiettivo di dare una nuova chance di guarigione ai bambini con neuroblastoma – commenta il professor Franco Locatelli, responsabile del Centro Studi Clinici Oncoematologici e Terapie Cellulari del Bambino Gesù – I dati pubblicati oggi ci dicono che quella strada era giusta e che siamo sempre più vicini a rendere questa terapia parte integrante delle cure standard».
Il neuroblastoma: il tumore pediatrico più insidioso
Il neuroblastoma è il tumore solido extracranico più frequente in età pediatrica, pari al 7-10% dei casi oncologici tra 0 e 5 anni. In Italia si contano ogni anno circa 120-130 nuove diagnosi. Origina dai neuroblasti, cellule del sistema nervoso simpatico, e colpisce più spesso le ghiandole surrenali.
Le forme ad alto rischio mantengono una prognosi sfavorevole: la probabilità di guarigione con le terapie convenzionali non supera il 45-50%. In caso di recidiva o resistenza, la sopravvivenza a due anni crolla al 10-15%.
I risultati dello studio pubblicato su Nature Medicine
Lo studio ha coinvolto 54 bambini: 35 arruolati nella sperimentazione clinica e 19 trattati in regime di esenzione ospedaliera. Tutti hanno ricevuto infusioni di CAR-T GD2, cellule prodotte a partire dai propri linfociti e modificate per colpire selettivamente le cellule tumorali.
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Due pazienti su tre hanno risposto positivamente,
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il 40% ha raggiunto la remissione completa a sei mesi dall’infusione.
Nei bambini trattati con basso carico di malattia alla dose raccomandata, la risposta globale è stata del 77%, con sopravvivenza a 5 anni del 68% e sopravvivenza libera da eventi del 53%.
Nei pazienti trattati in fase precoce, dopo una o due linee di terapia, la sopravvivenza a 5 anni si è avvicinata al 90%, contro il 43% di chi aveva già ricevuto tre o più linee di cura.
Il trattamento in fase di consolidamento ha dato esiti promettenti: 7 su 8 bambini trattati sono tuttora liberi da malattia, con follow-up mediano di 15 mesi.
Raccolta linfociti alla diagnosi: sopravvivenza al 100%
Altro dato decisivo riguarda i 13 pazienti i cui linfociti erano stati raccolti già alla diagnosi: la sopravvivenza globale a 5 anni ha raggiunto il 100%, contro il 33,2% dei bambini trattati con cellule prelevate più tardi.
Il profilo di sicurezza resta confermato: nessun nuovo segnale di tossicità, mentre i casi rari di neurotossicità severa sono stati gestiti grazie al “gene suicida” iC9, che interrompe l’attività delle CAR-T in caso di effetti collaterali gravi.
Dalla sperimentazione alla conferma
Nel 2023 i ricercatori del Bambino Gesù avevano già presentato i dati preliminari: risposta oltre il 60% e sopravvivenza libera da eventi al 36% a tre anni. Con l’attuale pubblicazione, i risultati si rafforzano e confermano le CAR-T GD2 come opzione concreta contro il neuroblastoma ad alto rischio.
«Questo studio rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro il neuroblastoma – spiega il professor Locatelli – Rispetto all’analisi intermedia del 2023, i dati oggi pubblicati confermano e addirittura migliorano i risultati: abbiamo dimostrato che, se somministrata nelle appropriate condizioni, la terapia con cellule CAR-T GD2 offre ai bambini affetti da questa grave malattia prospettive di guarigione durature».
Verso uno studio europeo di fase II
La ricerca entra ora in una nuova fase: è in avvio uno studio multicentrico europeo di fase II, concordato con l’EMA, che coinvolgerà bambini con basso carico di malattia e non oltre due linee di terapia. L’obiettivo è ampliare la validazione e consentire la diffusione internazionale del trattamento.
«La pubblicazione di questi risultati su una rivista di così alto prestigio scientifico rappresenta non solo un traguardo per i nostri ricercatori, ma anche una conferma della missione che l’Ospedale porta avanti da quarant’anni come IRCCS: coniugare cura e ricerca al servizio dei bambini di tutto il mondo – dichiara il presidente dell’Ospedale, Tiziano Onesti – Celebriamo questo importante anniversario guardando al futuro con la responsabilità di continuare a spingere avanti la frontiera dell’innovazione, restando sempre fedeli alla nostra vocazione di ricerca e di cura».
Una ricerca sostenuta da rete internazionale
La ricerca sulle CAR-T contro il neuroblastoma è stata sviluppata interamente al Bambino Gesù grazie al sostegno di Fondazione AIRC, Ministero della Salute, AIFA, MUR, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, UE – Next Generation EU, oltre al supporto del programma europeo IMI JU/T2EVOLVE, della Fondazione NB – Neuroblastoma e di partnership industriali e accademiche.