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Tempesta Trump: mercati globali nel caos dopo i nuovi dazi alla Cina

 
Tempesta Trump: mercati globali nel caos dopo i nuovi dazi alla Cina
Luca Lippi

Donald Trump torna a scuotere i mercati di tutto il mondo. Il suo annuncio improvviso di nuovi dazi contro la Cina ha riacceso la paura di una guerra commerciale, causando un vero e proprio terremoto finanziario. Le borse globali sono crollate, con le azioni che affondano e miliardi di dollari bruciati in poche ore. In questa incertezza, oro e obbligazioni governative brillano come beni rifugio, mentre il petrolio subisce un brusco calo. Gli investitori si chiedono: è il momento di "comprare il calo" o è più saggio essere prudenti?

Il tweet che ha scatenato il panico sui mercati

Dopo un lungo periodo di calma, i mercati si sono svegliati di soprassalto. È bastata una frase dell'ex Presidente americano per far tornare la paura dei dazi contro la Cina. I dazi sono tasse extra sulle merci importate, che possono danneggiare l'economia di entrambi i paesi. A Wall Street, tutti hanno cercato di vendere velocemente, come in cerca di un'uscita di emergenza.

Trump non ha solo annunciato dazi del cento per cento su Pechino, ma ha anche ipotizzato di vietare l'esportazione di alcuni prodotti e servizi importanti. Questo ha fatto temere un forte scossone alla globalizzazione, il sistema di libero scambio mondiale.

L’effetto domino: dal petrolio al Bitcoin

La paura ha subito colpito il petrolio, che ha perso più del quattro per cento, insieme a rame e gas naturale. Solo i metalli preziosi come oro e argento sono saliti, perché in tempi incerti la gente li compra come beni rifugio, pensando che mantengano il loro valore.

Il settore tecnologico è stato il più colpito dalle vendite, ma anche molte industrie tradizionali, come quella dell'auto, hanno sofferto. A Milano, Stellantis ha perso più del sette per cento e Ferrari ha continuato a scendere. Al contrario, le "utilities" (aziende che forniscono servizi essenziali come acqua, luce, gas) si sono salvate, considerate un rifugio sicuro perché i loro guadagni sono più stabili. Nel weekend, anche le criptovalute, come Bitcoin ed Ethereum, sono crollate.

Cosa è successo concretamente: shutdown, paura e ritorno alla realtà

Già prima, i mercati mostravano segni di stanchezza. A complicare ulteriormente la situazione è arrivato lo "shutdown" americano, ovvero il blocco del governo per mancanza di accordi sui fondi. Di solito si cerca una soluzione rapida, ma questa volta si è parlato di licenziamenti in massa, nel silenzio generale e senza una via d'uscita in vista.

I media si sono concentrati su Gaza e altri temi internazionali, dedicando poco spazio a questa crisi interna che potrebbe pesare sui consumatori americani. In una situazione normale, i "dati macro" (come disoccupazione o inflazione) "muovono" i mercati. Ma con lo shutdown, questi dati non vengono pubblicati, lasciando operatori e la Fed (la Banca Centrale Americana) "ciechi" e senza informazioni. Anche i programmi automatici di investimento si sono trovati senza i dati necessari.

Si era creata un'attesa quasi surreale, in cui il tweet di Trump è piombato come un placcaggio violento. I mercati aspettavano solo un innesco, e Trump ha acceso la miccia. I prezzi erano cresciuti troppo, spingendo l'indice S&P500 molto al di sopra della sua media a duecento periodi, un segnale che spesso precede un ribasso.

E così è stato: il "ritorno alla media" è arrivato in modo brusco e profondo. Venendo da un lungo periodo di crescita, molti investitori pensano subito al "buy the dip", ovvero "compra quando i prezzi scendono", sperando in un rimbalzo.

Ma è già il momento di ricomprare?

Il "buy the dip" ha funzionato bene in passato, ma ad aprile, chi è stato troppo aggressivo ha subito perdite enormi, tanto da sparire dal mondo degli investimenti. Bisogna essere prudenti: più si sale, più la caduta può essere profonda. È meglio lasciare che il mercato, affamato, sfoghi tutta la sua voglia di scendere prima di intervenire. Così si eviteranno i rischi di un calo che potrebbe approfondirsi ancora.

Restano irrisolti problemi come lo shutdown americano, la globalizzazione a rischio per la guerra commerciale e una Fed che deve prendere decisioni senza avere i dati necessari. Tutto ciò rende nervosi gli operatori, che hanno comunque ampi margini di guadagno dalle recenti crescite.

Tra volatilità e incertezza

Per questo, cercare di "comprare il coltello che cade" (ovvero investire quando i prezzi crollano rapidamente) è una scelta più emotiva che razionale. Aprile ha mostrato che comprare subito dopo un calo del tre o cinque per cento può nascondere insidie letali, soprattutto a causa delle "margin call". Le "margin call" sono richieste di soldi extra che arrivano quando gli investimenti fatti con denaro preso in prestito scendono troppo, obbligando a vendere in perdita.

Bisogna stare attenti anche a chi, con ulteriori ribassi, potrebbe essere costretto a vendere beni come l'oro per far fronte alle "margin call" su altri investimenti. Una situazione già vista durante la crisi del Covid e ad aprile.

Nel frattempo, l'oro tiene, confermando la sua affidabilità rispetto al mercato azionario. Forte è anche il ritorno d'interesse per i bond e per le azioni di aziende stabili come Enel o Italgas. L'oro si muove con altri metalli richiesti come argento, platino e palladio, a conferma della preferenza per gli "asset reali", cioè beni tangibili che mantengono il valore.

Prudenza, non panico

Venerdì ha segnato un chiaro ritorno alla prudenza, anche se siamo lontani dal panico. Tuttavia, come una rondine non fa primavera, questo momento di cautela potrebbe rapidamente trasformarsi di nuovo in una spinta al rialzo.

Come andrà a finire, lo scopriremo giorno per giorno. L'importante è restare lucidi, attenti e pronti a intervenire quando l'orso, ormai sazio, tornerà a "dormire", segnando una nuova fase per i mercati.