Quando l’immagine vale più del servizio, e il biglietto “premium” non basta a garantire nemmeno l’igiene di base.
Sedili eleganti, luci soffuse, servizio “business” con tanto di caffè servito al posto — ma basta abbassare lo sguardo per scoprire il rovescio della medaglia dell’alta velocità italiana: sporco, incuria e disattenzione.
Sui treni Frecciarossa, simbolo della modernità ferroviaria e punta di diamante del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (FS), la pulizia sembra ormai un optional, un ricordo lontano di quando la qualità del viaggio era un vanto nazionale.
Oggi, come denunciano decine di viaggiatori e mostrano le foto scattate a bordo, la realtà è ben diversa: contenitori sporchi, residui di cibo, bottiglie abbandonate, tavolini appiccicosi.

L’alta velocità della disattenzione
Il contrasto è evidente. Mentre il gruppo FS firma accordi strategici internazionali e l’amministratore delegato Stefano Antonio Donnarumma moltiplica gli impegni all’estero, i convogli italiani arrancano su aspetti fondamentali come l’igiene e la puntualità.
Oltre allo sporco, restano i ritardi cronici e un servizio che spesso non rispecchia gli standard di eccellenza tanto sbandierati nelle campagne pubblicitarie.
Un paradosso che stride con la retorica del “Made in Italy ferroviario”, specie quando un viaggio di due ore si trasforma in una sequenza di annunci di scuse per “ritardi accumulati”.
Il biglietto costa, ma l’attenzione manca
La pulizia a bordo non è solo una questione estetica: è una parte integrante della sicurezza e del comfort dei viaggiatori. Un servizio pubblico di tale portata non può permettersi di trascurarla.
La sensazione diffusa tra i passeggeri è che FS punti più a preservare la propria immagine internazionale che a risolvere i problemi domestici. Eppure basterebbe poco: un controllo in più, un coordinamento reale con le imprese di pulizia, un ritorno a quella attenzione ai dettagli che un tempo faceva la differenza tra “viaggiare” e “subire un viaggio”.
Il treno corre, ma la reputazione deraglia
Il Frecciarossa resta un simbolo di eccellenza tecnologica, ma la sua gestione quotidiana racconta un’altra storia: ritardi, scarsa igiene, mancanza di supervisione e una progressiva perdita di fiducia da parte dei viaggiatori.
L’alta velocità italiana non può limitarsi a correre: deve anche guardarsi dentro. E forse, prima di firmare nuovi protocolli internazionali, qualcuno dovrebbe cominciare da una semplice — ma indispensabile — pulizia a bordo.