Gli snack – o spuntini – sono diventati parte integrante della nostra quotidianità. Pratici, veloci e spesso irresistibili, rappresentano molto più di un semplice intermezzo tra i pasti: sono ormai un’abitudine sociale, un modo per ricaricare le energie, concedersi una pausa o condividere un momento di piacere. Ma quanto fanno bene?
Snack: comodi, gustosi… ma davvero salutari?
L’origine dello snack moderno risale all’espansione dell’industria alimentare del Novecento, quando i primi prodotti pronti e confezionati iniziarono a diffondersi nelle case. Da allora il mercato non ha smesso di crescere. Oggi, in Europa, gli snack rappresentano circa il 40% delle vendite totali di cibo confezionato, e il settore ha raggiunto 234 miliardi di euro nel 2024, in aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente.
Il fenomeno della “snackification” – cioè la tendenza a sostituire i pasti principali con spuntini durante la giornata – è ormai consolidato: una persona su tre in Europa dichiara di comportarsi così. Gli snack non si consumano più solo a metà mattina o nel pomeriggio, ma anche al posto del pranzo o della cena, soprattutto tra chi ha poco tempo o conduce uno stile di vita frenetico.
Secondo le ricerche, il 91% delle persone consuma almeno uno snack al giorno, il 63% due e il 31% tre o più. I motivi? Cercare energia, rilassarsi, o semplicemente godersi qualcosa di buono. Il 76% degli intervistati sceglie uno snack “per tirarsi su”, mentre il 71% lo considera anche un momento di condivisione.
Negli ultimi anni, però, le preferenze stanno cambiando. Cresce l’interesse per snack più sani e naturali, con meno zuccheri e grassi, e più fibre, proteine e ingredienti vegetali. I consumatori più giovani spingono verso la sostenibilità e la novità: chiedono prodotti biologici, vegani e con packaging ecologico. Tuttavia, accanto a questa evoluzione positiva, restano dominanti sul mercato i cibi ultra-processati, ricchi di additivi, sale e calorie.
Il consumo resta elevato: ogni cittadino europeo spende in media circa 690 euro all’anno in snack e cibi pronti, mentre in Italia la cifra scende a circa 580 euro. Numeri che testimoniano un’abitudine diffusa, ma anche una certa dipendenza dal “cibo comodo”.
Gli vantaggi degli snack sono evidenti: sono pratici, facili da trasportare, gustosi e aiutano chi ha ritmi intensi o poca disponibilità di tempo. Offrono gratificazione immediata e possono avere anche un valore sociale, come pausa condivisa o ricompensa psicologica.
Ma esistono anche rischi concreti. Molti snack confezionati sono ricchi di zuccheri e grassi saturi e poveri di nutrienti essenziali. Se consumati con regolarità o in sostituzione dei pasti principali, possono contribuire a sovrappeso, diabete e malattie cardiovascolari. Inoltre, il marketing aggressivo e i prezzi elevati rispetto ai pasti casalinghi spingono spesso al consumo eccessivo, anche quando non c’è reale bisogno.
La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra comodità e salute: scegliere snack di qualità, leggere le etichette, ridurre gli zuccheri e privilegiare prodotti integrali o a base vegetale. Perché lo snack può restare un alleato, ma solo se consumato con consapevolezza e misura.