Mentre farmaci innovativi catturano l’attenzione, diagnosi, chirurgia, radioterapia e cure palliative restano ai margini. Serve un cambio di rotta globale
La speranza di sconfiggere il cancro passa anche dalle domande che scegliamo di fare — e per ora molte di queste domande restano inesplorate. Secondo recenti analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la ricerca clinica oncologica mostra uno squilibrio profondo: i paesi ad alto reddito attraggono la maggior parte degli studi e delle risorse, mentre le patologie più letali nei paesi a basso e medio reddito, le cure essenziali come la chirurgia, la radioterapia, la diagnostica e le cure palliative spesso rimangono ignorate.
Dove si concentra la ricerca… e cosa resta scoperto
L’OMS Research & Development Observatory ha raccolto dati da oltre 120.000 studi clinici sul cancro a livello globale. Dall’analisi emerge che:
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la maggior parte degli studi clinici è condotta nei paesi ad alto reddito;
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63 paesi non hanno studi clinici registrati, nonostante siano colpiti da tumori molto diffusi e spesso letali;
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tumori come quelli del fegato, della cervice uterina e dello stomaco — altamente prevalenti nei paesi a basso e medio reddito — sono tra i meno studiati.
Parallelamente, l’attenzione dei finanziamenti e della comunità scientifica tende a focalizzarsi su:
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farmaci nuovi o terapie molecolari all’avanguardia;
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meno risorse per interventi come chirurgia oncologica, radioterapia, diagnosi precoce e cure palliative — componenti essenziali per la sopravvivenza e la qualità della vita nei Paesi con risorse limitate.
Conseguenze e disparità
Quando la ricerca non riflette la reale gravità delle malattie in tutto il mondo, le conseguenze sono pesanti:
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Mortalità evitabile: tumori non diagnosticati in tempo o privi di accesso a cure efficaci portano a molti decessi che avrebbero potuto essere prevenuti.
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Qualità di vita ridotta: la mancanza di risorse per cure palliative e diagnostica significa che molti malati affrontano dolore, disagio e sofferenza evitabile.
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Disuguaglianze che si auto‐rinforzano: chi vive in paesi con sistemi sanitari fragili ha meno probabilità di partecipare agli studi clinici e di beneficiare dei progressi scientifici.
Chi deve agire e come
L’OMS indica una serie di azioni concrete per riallineare la ricerca alle esigenze globali:
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Finanziatori e governi devono orientare investimenti verso le aree trascurate — diagnosi precoce, trattamento chirurgico accessibile, radioterapia, cure palliative.
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Ricercatori e centri clinici dovrebbero sviluppare studi anche in contesti locali, coinvolgendo popolazioni sottorappresentate, per garantire che i risultati siano applicabili ovunque.
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Politiche sanitarie internazionali devono includere meccanismi che favoriscano equità nella distribuzione degli studi clinici.
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Strumenti di monitoraggio e dati aperti permettono trasparenza: chi finanzia cosa, dove si fa ricerca, quali patologie sono ignorate — informazioni indispensabili per scelte più giuste.
Uno sguardo oltre: il recente panorama globale
Al di là dell’analisi principale dell’OMS, studi correlati confermano il problema: la ricerca tende a privilegiare i paesi ricchi e i tumori con maggiori ritorni economici, mentre le popolazioni più vulnerabili restano escluse dai progressi scientifici. Anche quando i dati esistono, la partecipazione effettiva dei pazienti con basso reddito agli studi è molto inferiore, rafforzando ulteriormente le disuguaglianze.
Perché tutto questo importa
L’innovazione in oncologia è vitale, ma non basta. Se i progressi restano concentrati su chi già ha accesso, l’effetto sarà ampliare ancora di più le differenze tra Paesi ricchi e poveri, tra città e campagne, tra chi può permettersi cure di ultima generazione e chi non ha nemmeno accesso a una diagnosi precoce.