L'agricoltura è tornata prepotentemente al centro del dibattito politico europeo, innescando uno scontro acceso. Con l'avvicinarsi della discussione sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028-2034, l'associazione agricola italiana Coldiretti ha scelto di alzare la voce e puntare il dito direttamente contro la Commissione Europea.
In liquidazione il simbolo dell'Europa Unita
L’obiettivo per Coldiretti è quello di spostare il focus sul consolidamento della capacità di un'area geografica (come l'Europa) di garantire in modo stabile e autonomo il cibo necessario per la sua popolazione, riducendo la dipendenza dalle forniture esterne.
L'accusa mossa alla presidente Ursula von der Leyen è pesante: Coldiretti sostiene che le attuali politiche rischiano di "affamare l’Europa", incrementando una dipendenza dalle importazioni di cibo in un momento particolarmente delicato. L'associazione definisce questa strategia "pericolosa e irresponsabile", soprattutto se si considera che le grandi potenze mondiali — come Stati Uniti, Cina e India — stanno investendo massicciamente nell'agricoltura per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti ai propri cittadini.
I FONDI E LA PAC
Il cuore del malcontento risiede nella revisione del regolamento sul Fondo Unico e, soprattutto, nella dotazione finanziaria destinata alla PAC (Politica Agricola Comune), lo strumento principale di sostegno al settore. Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, la risposta offerta da Bruxelles alle critiche appare "completamente inadeguata" e costituisce una vera e propria "grande presa in giro".
Le cifre, infatti, parlano chiaro: nonostante un aumento generale del bilancio complessivo europeo, la quota destinata all'agricoltura è drasticamente scesa, passando dal 30-35 per cento a circa il 14 per cento del totale. Questa decrescita delle risorse stanziate rischia di avere un impatto devastante a livello nazionale; gli studi di Coldiretti prevedono un calo medio europeo del 17,6 per cento, ma stimano per l'Italia una contrazione ancora più grave, pari al 25 per cento dei fondi.
A rendere la situazione ancora più inaccettabile, per Coldiretti, è la destinazione di parte di questi fondi. Sebbene sia stata annunciata l'allocazione del 10 per cento alle "aree rurali", l'associazione agricola avverte che tale misura avrà un impatto nullo sugli agricoltori. Prandini spiega che questi fondi non sono destinati direttamente a chi lavora la terra, ma finiranno in piani integrati territoriali che, di fatto, alimenteranno la competizione tra settori diversi, sottraendo risorse utili all'agricoltura produttiva.
NUOVE PROTESTE
Di fronte a quella che viene percepita come una grave sottovalutazione del settore, Coldiretti ha annunciato che la protesta non si fermerà. Il presidente Prandini ha confermato il ritorno dei trattori in mobilitazione a livello europeo già nel mese di dicembre, sottolineando la necessità di far comprendere alle istituzioni che l'Europa sta investendo circa quattro volte meno in agricoltura rispetto ai suoi competitor globali.
La delusione non risparmia nemmeno il Partito Popolare Europeo, la famiglia politica di von der Leyen, accusato di non aver dato seguito alle promesse fatte in campagna elettorale.
CONCLUSIONE
Il monito lanciato da Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo è severo: il tentativo di procedere con la "rinazionalizzazione dei fondi della PAC" - permettere ai singoli Stati membri di gestire i fondi agricoli in modo autonomo - rappresenta un "colpo mortale all’idea stessa di Europa". Sancirebbe, di fatto, la fine della prima, più grande e più identitaria politica comune dell'Unione.