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Federacciai 2025, Gozzi: “L’Europa rischia l’irrilevanza industriale. La partita si gioca a Bruxelles”

 
Federacciai 2025, Gozzi: “L’Europa rischia l’irrilevanza industriale. La partita si gioca a Bruxelles”
di Caterina Del Principe

All’Assemblea di Bergamo il presidente Antonio Gozzi lancia un appello per una “vera politica industriale europea”: basta ideologia, serve pragmatismo su energia, commercio e decarbonizzazione. L’Italia, prima per acciaio green, è esempio di competitività sostenibile.

L’industria come futuro dell’Italia

«La partita della sopravvivenza dell’industria si gioca a Bruxelles». Con queste parole Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ha aperto l’Assemblea annuale 2025 tenutasi a Bergamo, alla presenza di Raffaele Fitto e Stéphane Séjourné, vicepresidenti della Commissione Europea, e del presidente di Confindustria Emanuele Orsini.
Un appuntamento che ha messo al centro la politica industriale europea, la transizione energetica e il ruolo della siderurgia italiana, oggi tra le più decarbonizzate al mondo.

L’acciaio italiano: eccellenza sostenibile

Nel 2024 la siderurgia italiana ha prodotto 20 milioni di tonnellate di acciaio, pari a un fatturato tra i 40 e i 60 miliardi di euro e oltre 70.000 addetti. Il 90% della produzione nazionale avviene con forni elettrici da rottame ferroso, modello circolare che ha consentito una riduzione delle emissioni del 66% dal 1990.
«Siamo la siderurgia più decarbonizzata e circolare d’Europa», ha ricordato Gozzi, sottolineando come l’intensità carbonica italiana sia inferiore del 40% rispetto alla media UE e del 61% rispetto alla Cina.

Critica al Green Deal europeo: “Ideologia che penalizza la competitività”

Gozzi ha ribadito con forza la necessità di una correzione di rotta del Green Deal europeo.
«Il Green Deal, nell’“era Timmermans”, ha prodotto ben poco. Ha favorito la Cina, leader mondiale in pannelli solari, turbine e auto elettriche, e ha indebolito l’industria europea senza alcun vantaggio tecnologico».
Il presidente di Federacciai chiede una politica industriale equilibrata, basata su neutralità tecnologica e tempi di transizione realistici, evitando che la decarbonizzazione si traduca in “desertificazione industriale”.

Energia e competitività: “Prezzi europei insostenibili”

Tra i temi chiave della relazione, la questione dei costi energetici.
«L’Italia ha i costi dell’energia più alti d’Europa e quindi del mondo», ha denunciato Gozzi. «Le industrie energivore italiane sopravvivono solo grazie alla loro efficienza».
Federacciai sostiene la misura Energy Release, che assegna energia verde a prezzo calmierato alle imprese energivore, e guarda alla collaborazione con la Francia per un PPA nucleare.
«Sospendere l’applicazione dell’ETS alle centrali turbogas significherebbe ridurre il costo dell’elettricità di almeno 25 euro per MWh», ha sottolineato Gozzi, chiedendo alla Commissione «meno ideologia e più pragmatismo».

Commercio equo e difesa dell’acciaio europeo

Sul piano globale, Gozzi ha denunciato i rischi del commercio selvaggio e del dumping cinese:
«La globalizzazione come l’abbiamo conosciuta non esiste più. Occorre ridefinire le regole del commercio internazionale affinché sia equo e non selvaggio».
Apprezzamento, invece, per le nuove misure di salvaguardia UE e per l’introduzione del “Buy Europe”, che vincola gli appalti pubblici a utilizzare almeno il 60% di acciaio europeo.

Green steel e materie prime: la sfida del futuro

Federacciai mira a fare dell’Italia la prima nazione al mondo a raggiungere il traguardo del “green steel”, acciaio totalmente decarbonizzato.
Tuttavia, Gozzi ha lanciato l’allarme sulla scarsità di rottame ferroso, materia prima essenziale per i forni elettrici:
«Senza politiche europee di tutela rischiamo una crisi di approvvigionamento. L’Italia importa rottame, mentre il resto d’Europa lo esporta, spesso verso Paesi extra UE come la Turchia».
Da qui l’appello per il riconoscimento del rottame come materia prima critica e il lancio del progetto CEIP (Consorzio Elettrosiderurgici Italiani per il Preridotto) per la realizzazione di nuovi impianti DRI.

Il caso Ilva e la lezione per Taranto

Nella parte conclusiva, Gozzi ha distinto la crisi dell’Ilva da quella dell’intero comparto siderurgico:
«Ilva è meno del 10% della produzione nazionale. Il settore è vivo e rappresenta un’eccellenza italiana».
Sul futuro di Taranto, ha invocato «condizioni abilitanti» e il coinvolgimento diretto dello Stato, evitando di disperdere risorse in progetti non strategici come quello di Piombino.

“Non arrendetevi mai”

Chiudendo la sua relazione, Gozzi si è rivolto ai giovani imprenditori del settore:
«Fate leva sui vantaggi competitivi che le nostre aziende hanno costruito, non perdete la passione per la fabbrica. Cercate i risultati economici ma anche l’inclusione e la promozione sociale. Non arrendetevi mai!».