Una mostra, che apre oggi i battenti nella città tedesca di Düsseldorf, dal titolo "Queer Modernism. 1900 to 1950", apre un'interessante riflessione sull'arte queer, spesso trascurata ed emarginata in passato, cercando di superare i vecchi pregiudizi e mostrare i suoi contributi significativi al modernismo.
Germania: una mostra rende omaggio agli artisti modernisti queer, ricordando la loro emarginazione
La mostra punta i riflettori sull'arte della comunità LGBTQ+ durante la prima metà del XX secolo, un periodo segnato sia da una maggiore libertà sessuale in centri cosmopoliti come Parigi o Berlino, ma anche dalla persecuzione e dalla criminalizzazione dell'omosessualità, soprattutto durante l'ascesa del fascismo negli anni '30. La rassegna di opere segna quindi la prima grande mostra, su quest'argomento, in Europa e forse anche in tutto il mondo.
Con più di 130 opere - dipinti, disegni, fotografie, sculture e film – di 34 artisti la mostra si concentra su temi come il desiderio, il genere e la sessualità, ma non tacendo degli aspetti più dolorosi del clima intorno alla comunità sfociato nella discriminazione, nell'oppressione e quindi nella persecuzione.
Non è una mostra ''europea'' perché espone opere anche di quegli artisti che, all'inizio del secolo, si trasferirono negli Stati Uniti, dove il clima era più liberale. Molti delle opere esposte hanno come autori artisti queer che facevano parte di una rete molto vivace ai loro tempi, avendo anche successo.
Mentre alcuni hanno lasciato, nelle opere, indizi che esprimevano la loro omosessualità, altri l'hanno ritratta con orgoglio e apertamente. Nel complesso, le opere rivelano un'ampia varietà di stili artistici diversi.
Tra le opere esposte c'è quella dell'artista tedesco-svedese Lotte Laserstein, che si ritrae al lavoro come artista insieme alla suo amante e modella preferita, Traute Rose.
L'olio su tela del 1929/30 si intitola "Io e la mia modella" e mostra Laserstein con una tavolozza e un pennello mentre Rose guarda teneramente da sopra la sua spalla.
Nel dipinto a olio "La fonte" del 1913 di Ludwig von Hofmann, l'artista tedesco creò una scena di tre uomini giovani, belli e nudi che si attardano intorno a una sorgente, bevendo dall'acqua e guardandosi l'un l'altro.
Il famoso scrittore tedesco Thomas Mann acquistò l'opera nel 1914 e la portò durante i suoi soggiorni negli Stati Uniti e e in Svizzera. Sposato e con una famiglia, Mann è noto per i suoi desideri omosessuali che ha espresso nei suoi diari personali e anche sottilmente nei suoi romanzi.
L'opera dei curatori è stata difficile poiché molte delle opere di artisti queer, dopo le due guerre mondiali e senza che i figli se ne prendessero cura, erano sparse in tutto il mondo.
La mostra è suddivisa in otto diversi capitoli, tra cui uno dedicato alla resistenza queer a partire dal 1933, quando i nazisti salirono al potere in Germania. Poco dopo, iniziarono a perseguitare gli omosessuali e in seguito a deportarli e ucciderli nei campi di concentramento.
Mentre alcuni artisti opposero resistenza o emigrarono, altri collaborarono con i regimi fascisti con il solo scopo di per proteggersi e sopravvivere. Nonostante le molte difficoltà che gli artisti queer hanno dovuto affrontare durante la prima metà del XX secolo, hanno comunque celebrato la vita e l'omosessualità nelle loro opere.