Da anni si discute dei profitti delle banche e dell’idea di tassare gli “extra-profitti”, cioè i guadagni considerati superiori al normale. Il dibattito è acceso e spesso emotivo: da una parte l’idea che le banche abbiano guadagnato troppo; dall’altra il timore che, tassandole, a pagarne il prezzo saranno comunque i clienti. Per capire davvero la situazione serve mettere ordine: cosa sono questi extra-profitti? Da dove nascono? E soprattutto: chi finirebbe davvero per pagare la differenza?
CHE COSA SONO DAVVERO GLI “EXTRA-PROFITTI”
Negli ultimi tre anni molte banche hanno registrato utili più alti del solito. Questo è dovuto soprattutto a un fattore: l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla Banca Centrale Europea per combattere l’inflazione.
Quando i tassi salgono le banche incassano di più sui prestiti (interessi attivi), ma aumentano più lentamente gli interessi sui conti correnti (interessi passivi). In sintesi, hanno fatto pagare di più a chi chiede un prestito e dato poco a chi lascia i soldi sul conto. E questa differenza ha gonfiato i loro margini.
SE PARLIAMO DI EXTRA-PROFITTI, DOBBIAMO PARLARE ANCHE DI EXTRA-PERDITE
Se è giusto tassare i profitti “in più”, sarebbe allora giusto compensare anche le perdite “in più” quando le cose vanno male. La logica sarebbe simmetrica: o si condivide il rischio, o non lo si condivide. Perché in passato le banche hanno anche perso molto e in alcuni casi sono state salvate con denaro pubblico.
IL RISCHIO SCARICATO SUI CLIENTI
Secondo punto centrale: le banche non sono aziende a fondo perduto. Se aumenta la tassazione sui loro margini, è molto probabile che, prima o poi, i costi vengano trasferiti ai clienti. Come? Aumentando le commissioni sui servizi, rendendo più costosi alcuni prodotti di investimento, introducendo spese laddove prima non c’erano.
In altre parole: se prendiamo alle banche, rischiamo che siano i cittadini a rimetterci.
PROFITTI ALTI: POTERE DI MERCATO O EFFICIENZA?
Le banche guadagnano molto perché sono brave ed efficienti, oppure perché c’è poca concorrenza e quindi possono permettersi di far pagare di più? In economia, quando un settore guadagna tanto e in modo molto stabile per anni, spesso significa una cosa sola: poca concorrenza.
È lo stesso motivo per cui da decenni si discute dei brevetti nel settore farmaceutico: pochi produttori, molti guadagni. In Italia il sistema bancario è concentrato, e questo probabilmente aumenta il loro potere nella definizione dei prezzi. Per questo motivo, proprio qui su Ore12 abbiamo spesso sottolineato se fosse realmente utile avere gruppi bancari sempre più forti o se non fosse una strategia per andare oltre le dinamiche di controllo dei costi.
QUALCOSA PERÒ STA CAMBIANDO
Negli ultimi anni sono arrivati nuovi operatori più aggressivi e digitali: banche online che offrono interessi più alti sui depositi, piattaforme che permettono di investire in modo semplice e con poche commissioni, servizi più trasparenti.
Questo sta costringendo anche le grandi banche tradizionali a muoversi: alcune stanno creando “marchi giovani”, più snelli, più digitali. La concorrenza aumenta, ma lentamente.
IL PUNTO CRITICO: COME USIAMO I SOLDI DELLA TASSA
Ma torniamo sulla questione della tassazione degli extra-profitti. E’ un rischio serio usare gli introiti della tassa sugli extra-profitti (che sono temporanei) per finanziare spese permanenti come pensioni o bonus continuativi. È come pagare l’affitto con una vincita alla lotteria. Funziona un anno, poi si torna da capo.
Vari istituti indipendenti - come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio - hanno già avvertito che questa strategia mette a rischio i conti pubblici futuri.
CONCLUSIONE
Il tema non è: “Le banche guadagnano troppo”. Il tema vero è: chi paga alla fine. Se si tassa senza cambiare il mercato: le banche trasferiranno i costi ai clienti, la concorrenza resterà debole, i servizi continueranno a costare più che altrove.
La strada più utile, forse, è un’altra: più concorrenza, per abbassare i costi dei servizi; più trasparenza, per permettere ai cittadini di scegliere; più responsabilità nella gestione delle finanze pubbliche. Perché la verità è semplice: quando si parla di banche, tasse e profitti, se non si sta attenti, il conto arriva sempre ai cittadini.
E comunque mai dimenticare che il Governo si trova in questa situazione perché deve mettere una “toppa” a un’altra follia contabile che è stata il superbonus!