La redditività delle banche italiane resterà tra le più robuste del panorama europeo anche nel 2026
Redazione
La redditività delle banche italiane resterà tra le più robuste del panorama europeo anche nel 2026, nonostante un contesto macroeconomico segnato da rigidità regolamentari, incertezza fiscale e una crescita economica moderata. È quanto emerge dall’“Italian Bank Outlook 2026” pubblicato da Scope Ratings, che prevede per i principali istituti, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, MPS, BPER e Credem, un ritorno medio sugli attivi ponderati per il rischio (RoRWA) compreso tra il 2,7% e il 2,8%. Un livello in lieve calo rispetto al picco del 3,2% registrato nel 2024, ma comunque ampiamente superiore alla media europea.
La redditività delle banche italiane resterà tra le più robuste del panorama europeo anche nel 2026
La frenata è attribuita principalmente al nuovo quadro regolamentare CRR III, che comporta un aumento degli RWA e quindi una diluizione dei rendimenti. Nonostante ciò, Scope sottolinea che i fondamentali delle banche italiane restano solidi: margine di interesse stabile, commissioni in aumento, gestione prudente dei costi e un’espansione significativa delle attività “capital-light”. Quest’ultime, in particolare il wealth management e i servizi di consulenza, stanno diventando un motore crescente dei ricavi non da interesse, rendendo il modello di business meno dipendente dagli spread.
La qualità degli attivi continua a essere un punto di forza. I tassi di default rimarranno contenuti (1,1% nel 2025) e il costo del rischio, pur previsto in aumento fino a 40 punti base entro il 2027, resterà allineato al processo di normalizzazione del ciclo. Gli NPL, grazie a politiche di gestione proattiva, rimarranno su livelli storicamente bassi, consolidando un mercato che negli ultimi anni ha visto un forte ribilanciamento strutturale.
Sul fronte patrimoniale, Scope osserva che i livelli di CET1 potrebbero aver raggiunto il massimo. A settembre 2025 il ratio medio si attestava al 15,2%, ma recenti operazioni straordinarie, tra cui l’acquisto da parte di UniCredit del 26% di Commerzbank e l’integrazione di Mediobanca in MPS, hanno comportato un impatto sul capitale. Nonostante payout generosi, le banche dovrebbero comunque mantenere buffer patrimoniali adeguati nel biennio 2026-2027.
Più complessa la questione normativa. La legge di Bilancio 2026 introduce misure fiscali potenzialmente penalizzanti: aumento dell’IRAP e prelievo sulle riserve non distribuibili collegate alla “windfall tax”. Secondo Scope, l’effetto sui capitali potrebbe oscillare tra i 15 e i 30 punti base, un impatto gestibile ma non privo di rischi. L’agenzia richiama infatti l’attenzione sulla “crescente imprevedibilità legislativa”, considerata un potenziale elemento di fragilità strutturale per l’attrattività del settore bancario italiano.
Nello scenario avverso ipotizzato da Scope, caratterizzato da recessione, volatilità finanziaria e ulteriori tagli dei tassi, la redditività si ridurrebbe significativamente, con un RoRWA medio stimato all’1,3% nel 2027. Nonostante la contrazione, le banche italiane manterrebbero comunque risultati positivi, grazie a una struttura operativa più resiliente rispetto al passato e a un mix di ricavi sempre più diversificato.
Per il settore creditizio italiano, il 2026 si preannuncia dunque come un anno di solidità, ma anche di transizione, tra nuove regole, pressione fiscale e necessità di accelerare sulla componente consulenziale, la partita della competitività si giocherà nella capacità degli istituti di ribilanciare redditività e sviluppo strategico.