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Salvare l’Amazzonia: tra emergenza e speranza

 
Salvare l’Amazzonia: tra emergenza e speranza
Pierfrancesco Quinto

La Foresta Amazzonica, che copre circa il 40% del Sudamerica ed ospita il 10% della biodiversità mondiale, è fondamentale per il clima globale. Gli esperti avvertono che ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno, in cui il degrado potrebbe diventare irreversibile.

Salvare l’Amazzonia: tra emergenza e speranza

Secondo l’Istituto Imazon, nel 2024 la deforestazione diretta è diminuita del 7% rispetto all’anno precedente, passando da 4.030 km² a 3.739 km². Tuttavia, nello stesso periodo la degradazione della foresta, legata ad incendi, sfruttamento illegale e disboscamento selettivo, è aumentata del 497%, indebolendo seriamente l’ecosistema.

Uno studio pubblicato su Nature avverte che entro il 2050 fino al 47% della foresta potrebbe entrare in uno stato critico, incapace di mantenere il suo equilibrio ecologico. Tra agosto 2024 e luglio 2025 la deforestazione brasiliana è scesa dell’11,08%, arrivando a 5.796 km², il livello più basso dal 2014.

Le principali cause della distruzione della foresta includono agricoltura intensiva, allevamento, estrazione mineraria, infrastrutture, incendi e cambiamenti climatici. Secondo la Rainforest Trust, oltre il 20% della regione è già stato distrutto a causa di attività come olio di palma, soia ed allevamento. Inoltre, lo sfruttamento minerario interessa circa il 17% del territorio amazzonico.

Non mancano segnali di speranza. Monitoraggi satellitari più precisi, politiche di controllo più rigorose e collaborazione internazionale stanno riducendo la deforestazione. Il coinvolgimento delle comunità indigene è decisivo.

Come riporta planet-keeper.org, secondo il ricercatore Carlos Souza, «È essenziale riservare terreni pubblici non ancora definiti all’uso per la conservazione, contrastando il land grabbing».

Dal 10 al 21 novembre 2025 la città di Belém, in Brasile, ospiterà la 30ª Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP30). È la prima volta che un incontro di questo tipo si svolge nel cuore dell’Amazzonia, una scelta simbolica che vuole ricordare al mondo quanto le foreste tropicali siano essenziali per il clima globale.

Le priorità della COP30 saranno accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, ridurre l’uso dei combustibili fossili e proteggere gli ecosistemi forestali. Scegliere Belém ha anche un significato politico e sociale: l’Amazzonia non è solo una risorsa naturale, ma anche la casa di milioni di persone e di centinaia di comunità indigene. Ospitare la COP in questa regione vuole dare voce a chi vive ogni giorno le conseguenze della deforestazione e dei cambiamenti climatici.