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Il futuro del cibo sostenibile

 
Il futuro del cibo sostenibile
Redazione

Il modo in cui produciamo e consumiamo cibo oggi sta causando problemi seri: inquinamento, sprechi, fame e disequilibri sociali. Ma ci sono anche delle soluzioni concrete. Se cambiamo ora, possiamo costruire un sistema alimentare più giusto, sano e sostenibile, per tutti.

Il futuro del cibo sostenibile

Oggi nel mondo ci sono circa 730 milioni di persone che soffrono la fame. È quasi il 10% della popolazione globale. Allo stesso tempo, il settore agroalimentare causa circa il 25% delle emissioni totali di gas serra.

Per fortuna ci sono scenari alternativi. Secondo uno studio di Deloitte, se agiamo subito possiamo evitare questi danni e creare benefici economici e sociali importanti. Entro il 2070, la popolazione mondiale potrebbe superare i 10 miliardi di persone. Per nutrirle, servirà produrre circa il 40% in più di calorie rispetto a oggi. Ma farlo nel modo attuale sarebbe insostenibile.

Se invece adottiamo pratiche agricole più efficienti e meno inquinanti, possiamo ridurre le emissioni del settore del cibo di circa due terzi. E se limitiamo il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius, potremo garantire un’alimentazione sufficiente ad almeno 1,6 miliardi di persone in più e aiutare circa 300 milioni di persone ad uscire dalla fame.

Come possiamo ottenere questi risultati? Una risposta è l’uso di tecnologie avanzate. L’agricoltura di precisione (precision farming), per esempio, usa sensori, droni, dati in tempo reale e strumenti digitali per gestire le coltivazioni in modo più efficace. Questo permette di usare meno acqua, meno fertilizzanti e ottenere più raccolto, con meno sprechi.

Un’altra soluzione riguarda la nostra dieta. Oggi una parte importante delle emissioni arriva dalla produzione di carne e latticini. Se in futuro mangiamo più alimenti vegetali, o fonti alternative di proteine – come legumi, carne coltivata in laboratorio (lab-grown meat), insetti o alghe – possiamo ridurre molto l’impatto ambientale.

Anche l’agricoltura rigenerativa può fare la differenza. Questa pratica prevede tecniche come la rotazione delle colture e l’uso limitato di sostanze chimiche, per mantenere il suolo fertile e assorbire più anidride carbonica. Inoltre, è essenziale ridurre lo spreco alimentare, che oggi rappresenta una quota enorme del cibo prodotto. Questo spreco si può evitare con una logistica più efficiente, con packaging (confezioni) biodegradabili e con una migliore pianificazione degli acquisti. Tutto questo richiede però investimenti, leggi adeguate e un cambiamento culturale.