Un recente studio congiunto dell’Oxford Internet Institute (OII) e del UK AI Security Institute (AISI), pubblicato sulla rivista Science con il titolo The Levers of Political Persuasion with Conversational AI, offre un quadro su come l’intelligenza artificiale conversazionale possa influenzare le opinioni politiche e quali siano i meccanismi che ne guidano questa capacità.
Quando l’IA prova a convincerti: lo studio di Oxford che svela i meccanismi della persuasione politica
La ricerca ha coinvolto quasi 77.000 cittadini del Regno Unito ed analizzato 91.000 dialoghi tra persone e modelli di linguaggio di diverse dimensioni, in cui gli A.I. venivano istruiti a persuadere gli utenti su oltre 700 questioni politiche bilanciate.
Uno dei principali risultati del lavoro è che la dimensione del modello non è il fattore determinante nella persuasione: modelli relativamente piccoli, opportunamente affinati, possono risultare quasi altrettanto persuasivi quanto quelli più grandi. In pratica, ciò significa che non è tanto la potenza computazionale a rendere un’IA persuasiva, quanto il modo in cui viene addestrata ed impostata.
Un altro elemento chiave emerso dallo studio è l’importanza della densità informativa nelle risposte: gli A.I. che producono argomentazioni ricche di affermazioni verificabili e pertinenti risultano più efficaci nel cambiare opinioni rispetto a quelli che forniscono messaggi generici o vaghi. Questo effetto spiega circa la metà della variabilità nella persuasione osservata nei diversi modelli. Tuttavia, la ricerca evidenzia anche uno scambio problematico tra persuasione e veridicità: i modelli più convincenti tendono a essere meno accurati nei fatti, suggerendo che ottimizzare l’IA per la persuasione può compromettere l’integrità delle informazioni trasmesse.
Un altro aspetto rilevante è che le conversazioni bidirezionali con l’IA risultano più persuasive dei messaggi statici unidirezionali: l’interazione dinamica permette di adattare gli argomenti alle obiezioni ed alle risposte dell’utente, rendendo l’esperienza di persuasione più simile ad un dibattito reale.
I ricercatori sottolineano però che gli effetti osservati in condizioni sperimentali controllate potrebbero essere più deboli nella realtà: richiedono infatti che gli utenti si impegnino in conversazioni lunghe e focalizzate su temi politici, cosa che raramente accade nella fruizione quotidiana di strumenti digitali. Resta inoltre aperta la questione di come queste dinamiche possano tradursi nei contesti delle campagne elettorali reali e delle piattaforme sociali, dove fattori come polarizzazione, ecologia dell’informazione ed algoritmi di raccomandazione interagiscono con la diffusione dei contenuti.