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Dalla katana al potere, il samurai che cambiò il Giappone guardando all’Occidente

 
Dalla katana al potere, il samurai che cambiò il Giappone guardando all’Occidente
Redazione

Singolare la storia del samurai, amico dell’Occidente, che diventa Primo Ministro giapponese. Itō Hirobumi nacque ad Haji nel 1841, morì ad Harbin, in Cina, nel 1909. Nativo del feudo Choshu, nel 1858 fu incaricato dal suo signore di studiare le scienze militari occidentali a Nagasaki e aderì poi al movimento xenofobo del Sonno joi. Nel 1863 si recò in missione in Inghilterra.

Dalla katana al potere, il samurai che cambiò il Giappone guardando all’Occidente

Partecipò poi alle lotte del bakumatsu, schierandosi nella fazione orientata a rovesciare il regime feudale, ma lavorando nello stesso tempo perché i primi trattati del 1854 e del 1858 non venissero rinnegati, come chiedeva il partito intransigente. Dopo la restaurazione imperiale del 1868-69 partecipò al nuovo governo con compiti di carattere internazionale, contribuì a risolvere vari incidenti, visitò l’Europa come vicecapo della missione Iwakura e gli Stati Uniti, anche con lo scopo di studiarne la cultura e seguì la questione coreana durante la crisi del 1873.

Rimase fedele al governo durante la cosiddetta rivolta di Satsuma, legata al nome di Saigo Takamori. Si staccò verso il 1880 dalla corrente più liberale dell’oligarchia Meiji, che chiedeva un governo rappresentativo e fu poi primo presidente del Consiglio privato, con l’incarico di preparare la bozza della nuova Costituzione.

Dopo un altro soggiorno all’estero divenne primo ministro. Negli anni seguenti si occupò della revisione dei Trattati ineguali e della questione coreana. Sotto il suo secondo governo sopravvenne la guerra con la Cina (1894-95). Più tardi, Hirobumi favorì un compromesso con la Russia e si oppose all’alleanza anglo-giapponese anche durante un’altra missione in Europa (1901-02).

Nel 1900, raggiunto un accordo con il Partito liberale, fondò il Seiyukai con l’intento di dare una base nella Dieta ai gabinetti, così da correggere un’aporia nel funzionamento del sistema costituzionale, ma vide scemare la sua influenza sulla politica interna.

Dopo la guerra russo-giapponese (1904-05) s’impegnò a ristabilire cordiali relazioni con la Russia e a far cessare l’occupazione militare della Manciuria, che stava danneggiando le relazioni con le potenze straniere. Nel 1907 contribuì all’intesa diplomatica con San Pietroburgo che liquidava l’eredità della guerra.

Nominato ambasciatore straordinario e poi residente generale in Corea (1905), stipulò due trattati (1906 e 1907) che perfezionavano il protettorato giapponese stabilito sulla penisola durante la guerra, ma, di fronte all’opposizione dei funzionari locali, perorò l’annessione della penisola e nel giugno del 1909 rinunciò all’incarico. Pochi mesi dopo fu assassinato da un nazionalista coreano durante un viaggio ufficiale in Manciuria.