• Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • Un museo. Quattro Sedi. IntesaSanPaolo
  • La piattaforma di wealth planning
  • Italpress Agenzia di stampa

Dolore e depressione: come fermare il “corto circuito” del cervello. La ricerca italiana apre nuove strade per la salute mentale

 
Dolore e depressione: come fermare il “corto circuito” del cervello. La ricerca italiana apre nuove strade per la salute mentale
Redazione

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la professoressa Flaminia Coluzzi (Sapienza) spiega come la modulazione del sistema endocannabinoide e il controllo della neuroinfiammazione possano rappresentare la nuova frontiera terapeutica per il benessere psico-fisico.

Dolore e depressione: due facce dello stesso disagio

Dolore cronico e depressione sono ormai considerate due pandemie silenziose che colpiscono milioni di persone nel mondo. Secondo i dati più recenti, circa il 61% dei pazienti con dolore cronico soffre anche di depressione, mentre oltre la metà dei soggetti depressi lamenta sintomi dolorosi persistenti.

Le due condizioni non solo coesistono, ma si amplificano reciprocamente, generando un vero e proprio “corto circuito” tra corpo e mente. Una spirale difficile da interrompere, in cui il dolore acuisce la sofferenza psichica e la depressione amplifica la percezione dolorosa.

Il ruolo della neuroinfiammazione

A spiegare il legame profondo tra le due patologie è Flaminia Coluzzi, professoressa di Anestesia e Terapia del Dolore presso la Sapienza Università di Roma – AOU Sant’Andrea, che individua nella neuroinfiammazione il possibile denominatore comune.

«Si tratta di un’infiammazione del sistema nervoso, silente ma cronica – spiega Coluzzi – che altera l’equilibrio dei neurotrasmettitori ed è mediata da cellule immunitarie come la microglia. Queste rilasciano molecole pro-infiammatorie che influenzano negativamente sia l’umore sia la percezione del dolore».

Una condizione complessa, che coinvolge aree cerebrali cruciali come la corteccia cingolata anteriore e la corteccia prefrontale, entrambe fondamentali nell’elaborazione emotiva e del dolore.

Un approccio integrato e personalizzato

Il dolore cronico riguarda oggi tra il 20% e il 25% della popolazione mondiale, mentre la depressione colpisce oltre 350 milioni di persone.
Molti pazienti rispondono solo parzialmente ai trattamenti tradizionali e la tollerabilità dei farmaci resta una delle principali sfide cliniche.

«Il controllo della neuroinfiammazione, attraverso molecole che modulano l’attività delle cellule microgliali, può potenziare l’efficacia dei farmaci antalgici – sottolinea Coluzzi – soprattutto nei pazienti refrattari o intolleranti alle terapie standard».

Serve dunque un approccio terapeutico integrato, capace di affrontare simultaneamente i diversi meccanismi alla base del dolore e della sofferenza mentale.

Il sistema endocannabinoide: una nuova frontiera terapeutica

Tra le innovazioni più promettenti, la ricerca guarda con crescente interesse al sistema endocannabinoide, un sofisticato meccanismo di autoregolazione del corpo umano, coinvolto nel controllo del dolore, dell’infiammazione e dell’umore.

«L’anandamide, un endocannabinoide prodotto naturalmente dal nostro organismo, ha effetti analgesici, antinfiammatori e antidepressivi – precisa la professoressa Coluzzi – L’enzima FAAH è responsabile della sua inattivazione, e la modulazione di questo enzima può aumentarne la disponibilità, aprendo nuove prospettive terapeutiche per agire contemporaneamente su dolore e depressione».

Verso terapie “multi-target” e la medicina del futuro

Le più recenti scoperte scientifiche indicano la via verso terapie “multi-target”, capaci di intervenire su più meccanismi biologici alla volta, secondo il modello bio-psico-sociale del dolore cronico.

«Il futuro delle cure – conclude Coluzzi – è nella collaborazione interdisciplinare e nella personalizzazione del trattamento. Solo così potremo superare i limiti delle terapie attuali e migliorare concretamente la qualità di vita dei nostri pazienti».