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MPS-Mediobanca: la partita per Generali

 
MPS-Mediobanca: la partita per Generali
di Luca Lippi

L'offerta di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca si è conclusa con un successo travolgente, destinato a ridisegnare gli equilibri del potere finanziario in Italia. Con un'adesione record dell'86,3%, Mps ha di fatto preso il controllo della prestigiosa banca d'affari milanese, superando ogni previsione.

A rendere l'esito ancora più clamoroso è stata la mossa a sorpresa dei vertici uscenti di Mediobanca, Alberto Nagel, Francesco Saverio Vinci e Renato Pagliaro. Dopo una strenua opposizione all'operazione, hanno consegnato a Mps le loro residue quote azionarie, un gesto che segna simbolicamente la fine di un'era per Piazzetta Cuccia.

Il nuovo assetto: nasce una grande "public company"

L'operazione non solo cambia il destino di Mediobanca, ma ridisegna profondamente anche la struttura di Mps. L'assetto azionario aggiornato della banca senese si presenta ora così:

  • Delfin è il primo socio con il 18%.

  • Francesco Gaetano Caltagirone detiene l’11% (e ha già richiesto alla BCE di superare la soglia del 10%).

  • Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) scende al 5%.

  • Banco BPM si attesta al 2%.

  • Seguono altri soci rilevanti come Bpce (3,3%), Ubs (4,3%) e BlackRock.

Questa frammentazione del capitale delinea i contorni di una nuova grande public company. Anche sommando le quote dei soci più importanti, infatti, questi non supererebbero il 40% del capitale. Il restante 60% resta in mano al mercato, composto da grandi fondi d'investimento e piccoli risparmiatori. Ciò significa che le decisioni strategiche dovranno nascere da un confronto aperto tra tutti gli azionisti, senza un singolo socio di controllo.

La vera posta in gioco: il controllo di Generali

Al centro di questa complessa operazione c'è un obiettivo strategico ben preciso: l’influenza su Generali, la più importante compagnia assicurativa italiana. Mediobanca ne è storicamente il primo azionista con una quota del 13%. Acquisire Mediobanca è dunque il passo fondamentale per chi, come Caltagirone e Delfin (già grandi soci di Generali), punta a incidere maggiormente sulla gestione del Leone di Trieste.

Grazie al controllo su Piazzetta Cuccia, Mps ottiene inoltre partecipazioni indirette in altre aziende chiave dell’industria italiana, come Italmobiliare (6,8%) e Piquadro (5%).

I prossimi passi: fusione o Borsa?

Il risultato dell'offerta, orchestrato dall'ad di Mps Luigi Lovaglio, conferisce alla banca senese un potere determinante, aprendo due scenari principali per il futuro di Mediobanca:

  • Fusione e addio alla Borsa: Mps potrebbe integrare completamente Mediobanca, procedendo con il delisting (la rimozione del titolo dal listino di Borsa). Questa operazione, che permetterebbe di generare sinergie stimate in 700 milioni di euro, avrebbe un costo aggiuntivo tra 1,5 e 2 miliardi.

  • Permanenza in Borsa: in alternativa, si potrebbe mantenere Mediobanca quotata, ma sarebbe necessario ricostituire il capitale flottante (la quota di azioni liberamente scambiabili), che per legge non può scendere sotto il 25%.

La priorità ora è definire la nuova governance. Entro il 3 ottobre verranno presentate le liste per il nuovo consiglio di amministrazione, che si insedierà il 28 ottobre, sancendo formalmente il nuovo corso. Solo dopo si deciderà il destino societario di Mediobanca, una scelta che avrà un impatto decisivo anche sul futuro di Generali.

Nel frattempo, la vendita da parte di Unicredit della sua quota in Mediobanca conferma ulteriormente la fine dei vecchi equilibri e la nascita di un nuovo, potente polo nella finanza italiana.