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La nuova sanità italiana tra successi e ritardi: il verdetto del report Agenas

 
La nuova sanità italiana tra successi e ritardi: il verdetto del report Agenas
Redazione

Agenas fotografa l’avanzamento della riforma territoriale: bene le Centrali Operative e le cure domiciliari, ma restano criticità su Case e Ospedali di Comunità

L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) ha pubblicato la sintesi nazionale del monitoraggio DM 77/2022 relativa al primo semestre 2025, fornendo una fotografia aggiornata sull’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale e degli investimenti del PNRR Missione 6 Salute.

Il quadro, nel complesso, mette in evidenza progressi significativi, ma anche ritardi strutturali e organizzativi che rischiano di compromettere i target comunitari fissati per il 2026.

Case della Comunità: ancora lontane dagli standard

Il documento segnala che, a fronte di 1.723 Case della Comunità programmate, solo 660 risultano con almeno un servizio attivo, pari al 38% del totale. Ancora più critico il dato relativo al rispetto degli standard organizzativi del DM 77: appena 46 strutture hanno tutti i servizi obbligatori attivi, inclusa la presenza medica e infermieristica h24 o h12 a seconda dei modelli hub e spoke.

Un divario evidente che riflette una forte disomogeneità territoriale: l’Emilia-Romagna e il Veneto mostrano livelli più avanzati, mentre Campania, Basilicata e Abruzzo restano ferme a quota zero.

Centrali Operative Territoriali: target superato

Sul fronte delle Centrali Operative Territoriali (COT), la situazione appare decisamente più positiva. Al 30 giugno 2025 sono 638 le COT pienamente funzionanti e certificate, in linea con i target PNRR M6C1-7 che erano già stati superati a fine 2024. Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna guidano la classifica delle regioni più virtuose.

Ospedali di Comunità: attivi solo 153 su 592 previsti

Ben più complessa la partita degli Ospedali di Comunità. Ne risultano attivi 153, con 2.716 posti letto disponibili, un numero ancora lontano dai 307 presidi richiesti dal PNRR entro il 2026. Alcune Regioni – come Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna – hanno già avviato numerose strutture, mentre altre sono ferme o con numeri marginali.

Assistenza domiciliare e cure palliative: copertura a macchia di leopardo

Molto positivo il dato sull’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI): quasi tutte le Regioni garantiscono una copertura del 100% dei distretti, con differenze solo nella gamma dei servizi disponibili (medici di base, pediatri, specialisti, riabilitazione, fornitura di farmaci).

Più problematica invece la situazione delle cure palliative domiciliari: la copertura varia dal 100% di Emilia-Romagna, Piemonte e Umbria al 27% della Sicilia, con una forte dipendenza dalla presenza di erogatori accreditati.

Una riforma a due velocità

Il DM 77/2022 nasceva con l’obiettivo di ridisegnare la sanità territoriale italiana, puntando su prossimità, multidisciplinarietà e integrazione socio-sanitaria. A metà 2025 il bilancio è quello di una riforma a due velocità:

  • successo pieno delle COT e dell’assistenza domiciliare, che dimostrano come l’innovazione organizzativa possa essere implementata rapidamente;

  • ritardi evidenti nelle Case e negli Ospedali di Comunità, dove pesano lavori strutturali complessi, carenza di personale e differenze regionali.

La sfida, nei prossimi 18 mesi, sarà colmare questo divario per non compromettere i fondi europei e, soprattutto, garantire ai cittadini una rete di servizi realmente accessibile e uniforme.