L’Università di Siena accoglie sei studenti da Gaza: un ponte di speranza e conoscenza
Grazie a un’ampia rete di collaborazione istituzionale, sei giovani palestinesi potranno proseguire gli studi in Italia. Bernini: “L’università è una comunità che accoglie e costruisce pace” L’Università di Siena ha accolto cinque studentesse e uno studente provenienti da Gaza, giunti in Toscana dopo un lungo e complesso percorso di evacuazione. Si tratta di Majd, Sanaa, Shahd, Shahd, Zaina e Abdalrhman, che hanno vinto borse di studio promosse dall’Ateneo senese e sostenute da enti e istituzioni locali e nazionali.
La cerimonia ufficiale si è svolta martedì 7 ottobre alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, del Rettore Roberto Di Pietra, del Delegato per gli Studenti e i ricercatori provenienti da aree di crisi, Federico Lenzerini, e della Direttrice Generale Beatrice Sassi. Erano presenti anche il Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Carlo Rossi, il Direttore del Dipartimento di Economia politica e statistica, Filippo Belloc, e il Presidente dell’Associazione Cor Magis Siena, Riccardo Pisillo Mazzeschi.
Sei percorsi di rinascita
Le borse di studio – parte dei progetti Just Peace e dei bandi dei Dipartimenti di Economia e di Filologia dell’Università di Siena – permetteranno ai giovani palestinesi di iscriversi ai corsi di laurea scelti e di proseguire un percorso interrotto dalla guerra.
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Majd: vincitrice di una borsa Just Peace (in collaborazione con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena), frequenterà Computer and Information Engineering. Sanaa: borsa finanziata dal Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne, iscritta a Lingue per la Comunicazione Interculturale e d’Impresa (Arezzo). Shahd (1): borsa del Dipartimento di Economia politica e statistica, iscritta a Economics and Management. Shahd (2): borsa Just Peace, iscritta a Computer and Information Engineering. Zaina: borsa Just Peace, iscritta a Economics and Management. Abdalrhman: borsa del Dipartimento di Economia politica e statistica, anche lui iscritto a Economics and Management.
Bernini: “Una comunità che accoglie e costruisce pace”
Il Ministro Anna Maria Bernini ha espresso la sua emozione nel salutare i giovani ospiti: «Accompagnare Majd, Sanaa, Shahd, Shahd, Zaina e Abdalrhman è stata un’esperienza intensa ed emozionante. Per loro oggi si apre non soltanto un percorso di studio, ma anche un orizzonte di speranza. Questo progetto esprime l’anima più autentica dell’università italiana: una comunità che accoglie, che include, che sa tendere la mano senza esitazioni. Una comunità capace di trasformare la conoscenza in un ponte di dialogo, in un terreno di incontro, in un seme di pace».
Il Rettore Roberto Di Pietra ha sottolineato l’importanza del lavoro di squadra tra istituzioni e territori: «Il lavoro congiunto, determinato e tenace di tanti soggetti e istituzioni ha condotto a questo importante e concreto risultato. Otto studenti e studentesse potranno seguire il loro sogno lontano dagli orrori e dalle violenze inaccettabili di Gaza. Se le università esistono per costruire futuro, questo è un piccolo ma concreto segno per contribuire a realizzarlo». Il professor Federico Lenzerini, Delegato per gli studenti provenienti da aree di crisi, ha raccontato il lungo e delicato lavoro che ha portato all’arrivo dei giovani: «È stato un percorso lungo e complesso, fatto di continui cambiamenti e momenti di speranza e sconforto. Essendo in contatto costante con i ragazzi, si è sviluppato un profondo legame umano. Vederli qui, oggi, ripaga di tutti gli sforzi e delle notti insonni. Solo il Politecnico di Milano e il nostro Ateneo sono riusciti a portare in Italia tutti gli studenti gazawi assegnatari di borse di studio, e questo è motivo di grande orgoglio».
Oltre ai sei studenti accolti oggi, sono già arrivati anche Azhar, iscritta al corso in Public and Cultural Diplomacy, e Mohammed, che frequenterà il master CMHA e risiederà a Rondine.
Una rete istituzionale per un corridoio accademico
L’arrivo dei giovani palestinesi è stato possibile grazie a un’ampia rete di collaborazione tra enti, università e istituzioni: Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI); CRUI, Guardia di Finanza, Protezione Civile e Meccanismo Europeo di Protezione Civile; Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, Ambasciata d’Italia in Giordania, Unità di Crisi della Farnesina; Scuole di Terrasanta e Fondazione Giovanni Paolo II.
Le procedure di selezione, verifica dei titoli, accoglienza e assistenza sono state gestite dall’Ufficio Gender Equality, Human Rights e Politiche Integrate – Sportello avanzato Just Peace.
Un modello di solidarietà accademica
Il progetto dell’Università di Siena rappresenta oggi un modello di accoglienza e cooperazione accademica: un esempio di come le università possano diventare luoghi di pace, conoscenza e inclusione.
«Costruire ponti tra culture e popoli attraverso l’istruzione – ha concluso il Rettore Di Pietra – è la forma più alta di diplomazia civile che il mondo accademico possa offrire».